Somnia - Storia di Theresa (2016)

"Somnia - Artefici di Sogni" è una serie di fumetti creata da Federica di Meo e Liza E. Anzen. All'epoca, ne andavo matto, tanto da scrivere ben cinque racconti fan fiction ambientati nel loro universo. Me ne ero quasi dimenticato, ma sono riuscito a trovarli in mezzo ai miei polverosi archivi digitali. Questo racconto risale a due anni dopo essermi trasferirito in Germania ed è un tributo al mio personaggio secondario preferito. In occasione di un concorso lanciato dalle autrici del fumetto, le avevo persino dedicato una fan art, che potete trovare in calce a questa pagina.
Lascia che ti racconti una storia, ti va? Come dici? No, non è la mia storia, quella è troppo complicata. E poi, sono solo un povero violinista senzatetto, come potrebbe qualcuno interessarsi ad una vita trascorsa tra letti di cartone e soffitti di stelle?
Questa storia è molto più semplice e ha radici vicine. È la storia di una ragazza sfortunata. Siediti accanto a me, vuoi? La accompagnerò con le note del mio strumento, per ravvivare questa fredda notte autunnale.
Non so da dove tu venga, ma di sicuro avrai sentito parlare dei conti Asteria. Tra le nobili stirpi che hanno avuto i natali in questa nazione, gli Asteria si distinguono per antichità e importanza. Per capirci, in qualunque fatto storico di interesse avvenuto negli ultimi due secoli, beh, lì c'era un Asteria. Si racconta che il re stesso si sia più volte affidato alla loro influenza per dirimere questioni complicate e che la Chiesa del Sacro Ordine del Bagliore abbia poco più che una parvenza di autorità nei loro confronti.
Alcuni anni fa – e non ti dirò quanti – in una delle numerose ville che puntellano come coriandoli le dolci colline attorno alla capitale, nasceva una bambina. Una bambina dai capelli azzurri come il mare, frutto dell'amore della contessa e del conte o – secondo voci malevole – di un umile giardiniere che portava capelli della stessa, inusuale tinta. Ma nessuno se ne curò più di tanto: il conte aveva ormai già avuto altri tre figli, di cui due maschi in grado di ereditare il titolo, e le sue scappatelle erano ben note non solo alla servitù ma anche a gran parte della popolazione locale. Nessuno si sentì in dovere di ammonire o rimproverare la contessa e il colore dei capelli della piccola smise di essere argomento di conversazione in un paio di settimane.
È uso e consuetudine dare più di un nome ad ogni nuovo nato nella famiglia, ma la bimba fu chiamata semplicemente Theresa.
Educata da tutori tutt'altro che severi, Theresa crebbe nel suo mondo di vetro, lontana dalla miseria e da tutto ciò che potrebbe essere chiamato “imperfezione”. Qualunque impresa in cui si cimentasse era un successo, a prescindere dal risultato... e qualunque difetto, qualunque minuscola imprecisione, veniva da lei impietosamente rimarcata, quasi come se il concetto le fosse totalmente estraneo.
Theria – chiamiamola così, è più facile non trovi? – aveva sviluppato una notevole capacità di osservazione. Era in grado, con una sola occhiata, di capire cosa ci fosse di sbagliato in un oggetto o una persona... ma tanto sapeva cogliere le mancanze degli altri, quanto non riusciva ad accorgersi delle proprie. L'essere quartogenita le permetteva il lusso delle coccole di una madre amorosa, oltre a tre fratelli a cui rimarcare errori e distrazioni in continuazione, accrescendo una forte esasperazione in coloro che avrebbero dovuto aiutarla in caso di bisogno.
Causando un lento, doloroso, impercettibile distacco.
Ciononostante, riteneva erroneamente di essere amata da chiunque. Dall'alto della sua perfezione, era impossibile non essere al centro dell'attenzione, impossibile non essere adorata.
L'ammissione alla Corporazione dei Creatori fu quindi per lei nulla più di qualcosa di dovuto. Gli esaminatori non avrebbero potuto rifiutarla, neanche se avessero desiderato farlo. Il giorno della sua nomina a Creatrice, i suoi fratelli non si fecero sentire. Sua madre e suo padre, invece, la davano così per scontata che si sarebbero indignati del contrario.
Theria si inorgoglì parecchio della sua posizione, spesso vestendo l'uniforme della Corporazione fuori dai suoi confini solo per scatenare l'invidia degli osservatori, disprezzando coloro che non erano riusciti a superare il test e coloro che non avevano avuto nemmeno il coraggio di provarlo, a causa del loro innato, sciocco timore nei confronti della Chiesa.
Non che non fosse dotata, intendiamoci: il suo acume era certamente superiore alla media, così come la sua propensione a trovare le più minuscole pagliuzze negli occhi di chi aveva di fronte. Tuttavia, non era in grado di creare.
Theria non poteva essere una meccanista, né una floreale o tantomeno una compositrice. L'unico ruolo che sembrava confarsi alle sue caratteristiche era quello di riparatrice. Quale miglior uso delle sua abilità, se non trovare difetti in un Somnia rotto? Ma aspetta, c'è dell'altro. Theria non poteva lavorare da sola: l'innata abilità di riconoscere un guasto non le dava certo il potere di ripararlo. Tuttavia, la sua presenza era indispensabile, dato che nessuno come lei era in grado di riconoscere un errore a prima vista. O almeno, così credeva.
Nell'animo di Theria si agitava infatti una bestia nera: una bestia chiamata invidia. Proprio così, la brillante Theresa, ultima pupilla del casato Asteria, criticava solamente e soltanto per sentirsi superiore, proiettava sugli altri ciò che non avrebbe mai potuto raggiungere o conseguire con le proprie forze.
Quella vite è troppo stretta, quel cristallo è troppo incrinato, quel fiore ha i petali asimmetrici. Ottimi suggerimenti, vero? Ma non sinceri.
Theria invidiava. Era gelosa di tutti coloro che – attorno a lei – erano capaci di costruire qualcosa di nuovo. E in questa sua gelosia repressa si annidarono i primi stralci di tenebra.
Theria non sapeva creare. Sapeva solo disprezzare o criticare. Ma era un membro della corporazione, aveva superato diversi esami. Perché essere invidiosi? Te lo spiego io: perché non poteva surclassare nessuno, solamente attestare il genio di altri Creatori e sistemare ciò che non funzionava nei loro meccanismi perfetti. Theria traeva inusuale piacere nell'esaminare i Somnia rotti, quasi fossero simboli dell'incapacità di chi le ronzava intorno, respirando la sua stessa aria. Era certa del suo fascino, anche. Certa che Jude e Lars avrebbero fatto a gara per contendersi le sue grazie.
Non sai chi sono Jude e Lars? Non ti aiuterò. Lasciati guidare dalla musica dei loro nomi e prova ad immaginarteli. Qualunque aspetto avrai pensato, sarà perfetto, per il momento. Sappi soltanto che nessuno dei due la cercò. La sicurezza di Theria fu scalfita dalla loro negligenza, ma non più di tanto. Il colpo finale lo diede una ragazza incapace di provare emozioni. Questa, però, è un'altra storia che non è il caso di rivelare adesso. Un buon narratore tiene sempre in serbo qualche sorpresa per il futuro.
Come continua? Ah, allora sei interessato. Ahimè, mi dispiace: non chiedermi di raccontarti l'episodio della Bocca, tanto non lo farò. E neppure ti dirò come quel seme oscuro piantò radici nell'animo infermo della fanciulla.
Ti basti sapere che questa è una storia vera. E che il mastro nero, colui che tiene le redini della magia proibita, l'ha eletta a sua pupilla... col segreto desiderio, prima o poi, di assistere alla più pura forma di disperazione.
La disperazione di chi crede di essere unico e speciale, solo per comprendere di non esserlo mai stato.
Fine
