Somnia - Interferenza (2014)

"Somnia - Artefici di Sogni" è una serie di fumetti creata da Federica di Meo e Liza E. Anzen. All'epoca, ne andavo matto, tanto da scrivere ben cinque racconti fan fiction ambientati nel loro universo. Me ne ero quasi dimenticato, ma sono riuscito a trovarli in mezzo ai miei polverosi archivi digitali. Questo racconto risale a due mesi prima di trasferirmi in Germania ed è stato ispirato da una domanda che avevo per le autrici. Ricordo ancora come Liza avesse gradito il mio modo di porre quesiti tramite storie. Incontrare Federica e Liza con mio fratello a Torino è stato un evento che non posso dimenticare.
Scartoffie sparse sulla scrivania, fascicoli aperti, fogli in disordine. Rapporti firmati, battuti a macchina, grafie diverse a siglare i documenti. Una cartellina tra le mani, alcune pagine emerse dal caos.
“Izmael Izqarribia. Ventidue anni. Membro della Corporazione da tre. Compositore.”
Un ragazzo seduto di fronte alla scrivania, le gambe incrociate. Capelli blu a caschetto, un corno rigido sul lato destro della fronte. Indifferenza nello sguardo d'abisso, nelle pupille d'ebano.
L'uniforme dei Creatori.
Un sospiro contrariato, il plico riposto tra libri letti migliaia di volte.
“Di solito, è Isabelle a occuparsi di sanzioni disciplinari. È raro che un caso del genere venga sottoposto alla mia attenzione.”
“Quale onore, direttore Reinhart!”
Tono freddo, tagliente, parole come lame di ghiaccio acuminate. Iridi vermiglie, liquide, in moto perenne, un sottile filo d'ira vomitato nell'aria immobile.
Mathias sostiene il confronto, gli occhi fissi sul viso ribelle, le lenti a smorzare l'intensità del rancore riflesso.
“Non ricordo di essere stato interpellato a dirimere una questione del genere... non negli ultimi dieci anni, almeno. Sai? Sono lusingato.”
Un grugnito teso, il capo scrollato con vigore.
“Forza, mi espella dalla Corporazione e facciamola finita. Questo stucchevole teatrino non ha ragione di essere, direttore.”
“No, infatti.”
Le dita intrecciate a nascondere il viso, i gomiti sul tavolo.
“Ascolta, Izmael. Prima di prendere una decisione, voglio sapere.”
Un sorriso macabro aperto sul viso, denti bianchi perfetti, scintillanti alla luce delle lampade.
“Sapere? Sapere cosa?”
Un lampo divertito negli occhi di Mathias.
“Sono curioso, Izmael. Non capita tutti i giorni di incontrare un Creatore...”
L'indice a scorrere sulla carta ruvida, a scorrere tra le note in inchiostro notturno.
“...votato ad ostacolare l'operato degli stessi Somnia che costruisce.”
La mandibola serrata, i canini digrignati. Izmael recupera una postura corretta, le mani nelle tasche della giacca.
“Vuole conoscere le ragioni del mio... comportamento? E sia. Mi permetta di raccontarle una storia.”
“Una storia?”
“È complicato da spiegare e io ho una mente, diciamo... semplice. L'unico modo in cui sono in grado di trasmettere il mio pensiero è raccontando storie, tutto qui.”
Mathias annuisce, un cenno del capo.
“Va bene. Inizia pure.”
**
Un breve silenzio, gli occhi socchiusi, un lungo respiro.
“C'era una volta un ragazzo orfano che viveva con l'anziana zia. Costei era una ricca cantante d'opera e possedeva un'ingente quantità di immobili, tra cui il più bel teatro della città. Nonostante i soldi non fossero un problema e lusso e agiatezza fossero parte della sua vita, il ragazzo si dilettava come artista di strada, attore improvvisato, giocoliere e musicista.. Trascorreva il suo tempo a perfezionare le sue abilità circensi e recitative, sperando – un giorno – di potersi esibire in quel teatro.
Il giovane continuava ad esercitarsi senza sosta, finché, una sera, conobbe una ragazza. Si era fermata ad assistere al suo spettacolo, intrattenendosi sino alla fine. Aveva un bel sorriso, un viso luminoso e gioviale, una dolcezza straordinaria irradiava dalla candida pelle. Inutile dire che il giovane se ne innamorò perdutamente e tentò in ogni modo di attirare la sua attenzione, superando i propri limiti nella ricerca dell'impossibile. E la ragazza continuava a sorridere, ad ammirare uno spettacolo ogni volta migliore, senza sapere di essere la musa ispiratrice di quell'artista in erba.
Infine, il giovane si decise a rivelarle i suoi sentimenti.
Si esibì con ancora più impegno, bramando il momento in cui lei avrebbe incrociato il suo sguardo.
Ma quell'istante non giunse mai: la ragazza era ormai di un altro uomo, un uomo ch'ella aveva conosciuto solamente la mattina innanzi.
Il giovane maledisse allora la propria incapacità, la mancanza di risoluzione... e non si innamorò mai più, se non del suo mestiere di artista e del suo sogno di teatrante.
Passarono gli anni, i mesi, i giorni, le ore e i minuti. L'anziana zia infin perì, vinta dal dolore e dalle fatiche dell'esistenza, l'unico erede essendo il nipote. Ma – ahimè – il destino ruotò in suo sfavore ancora una volta: il teatro, il teatro in cui per così tanto tempo aveva desiderato esibirsi, andò in dono ad una sconosciuta che aveva recato una minuscola gentilezza alla zia morente, una prestigiatrice ambiziosa quanto inesperta.
Alla vista di quello scempio, pur forte di una cospicua eredità, il giovane lasciò il suo paese ed incominciò a vagare, solitario, privo di direzione.
Durante una delle sue peregrinazioni, si fermò ad ascoltare un violinista. Egli era seduto al margine di un campo, il cappello calato sul viso e lo strumento armonioso in spalla.
Calde note emergevano dal nulla, frantumando il silenzio in mille cocci di cristallo.
- Una piccola offerta potrebbe recarti fortuna, disse, e il destino diverrà tuo soltanto.
- Cosa stai dicendo? È sempre stato mio e di nessun altro.
- Per esserne sicuro, sembri piuttosto dubbioso. Io ho qui la risposta.”
Le parole cessate in un battito d'ali di farfalla, il vuoto a farla da padrone. Izmael immobile, le palpebre serrate.
Mathias rapito dalla forza delle immagini, in contemplazione. La domanda si fa strada tra le labbra, muta da potenza in atto.
“Quale fu la risposta del violinista?”
“Con l'arco che usava per suonare, tracciò un simbolo sull'erba umida.”
Gli occhi aperti di scatto, il fuoco delle profondità infernali.
“Il simbolo della Corporazione.”
**
“Svolgendo alcune indagini, ho scoperto che i due eventi che più avevano modificato la mia vita erano solamente riflessi di altre esistenze, modificate dai Somnia. L'uomo che ha portato via la ragazza che amavo, era divenuto ricco e famoso senza alcuna preoccupazione o problema: non poteva fallire in alcunché, perché tale era il suo desiderio. La prestigiatrice, invece, necessitava di quel teatro per poter carpire il segreto del suo maestro.
Esaudendo i loro desideri, i Somnia hanno distrutto i miei.”
Una breve pausa, studiata ad arte.
“Avrei dovuto essere furioso, reclamare indietro la mia vita... invece, ero pervaso di una strana eccitazione. Fu allora che entrai nella Corporazione dei Creatori... ed iniziai a costruire quegli stessi Somnia che avevano alterato il mio destino in modo così imprevedibile. Durante il primo anno di permanenza, ho svolto i compiti assegnatimi in modo eccellente...”
Mathias annuisce, lo sguardo acceso.
“Ne sono consapevole. Isabelle ha compilato diverse note di merito a tuo nome. Stando a lei, possiedi una capacità fuori dal comune di identificare e comprendere i desideri degli altri – una qualità fondamentale per un Compositore.”
Un sorriso tirato, il viso dominato dalla consapevolezza delle proprie capacità.
“Lieto delle lusinghe, ma da sole non sono di alcuna utilità. Quello che conta è applicarsi per valicare i confini della nostra conoscenza.”
Le braccia incrociate, il capo inclinato.
“Una volta raggiunte le competenze e la necessaria comprensione, ho incominciato a porre degli ostacoli all'operato dei Somnia. Volevo smascherarne l'ipocrisia.”
“Spiegati meglio.”
Un sospiro sconsolato, le dita a tastare il corno d'avorio.
“Lei ha già capito, direttore. Non ha bisogno di altre precisazioni.”
“Chissà, magari voglio solo concederti la possibilità di giustificare il tuo operato.”
Gli occhi di brace, incendiati, la passione esplode nelle iridi.
“D'accordo. Quella che chiamo ipocrisia dei Somnia è la falsa convinzione che essi influenzino solo il destino del cliente. Nulla di più errato, nulla di più menzognero.
Immaginiamo che per esaudire un desiderio, il Somnia porti il committente a dover raggiungere una certa zona della città in un dato momento. E poniamo che, per soddisfare a questo requisito, il Somnia influenzi il passaggio fortuito di una carrozza che normalmente avrebbe seguito un altro percorso e che il cocchiere conceda casualmente un passaggio fino alla destinazione prescelta. Per il cliente, questo sarebbe solamente un passo in più verso la realizzazione del sogno... ma per colui che avrebbe preso posto su quella carrozza se il destino non fosse imprevedibilmente mutato?
Da un determinato punto di vista, potremmo concludere che Somnia e Somnia Neri non siano poi così diversi: i primi influenzano indirettamente il destino di persone estranee al committente, i secondi lo manipolano direttamente.”
“Dunque, per verificare questa tua tesi...”
“Sì, ho ostacolato volutamente l'operato di diversi Somnia. Volevo vedere quanto essi avrebbero alterato destini individuali per riportare l'essenza sui giusti binari. Non è stato difficile, conoscendo nei dettagli la massima aspirazione del cliente... e sfruttando il mio ruolo di Compositore. Per fare un esempio, è come mi fossi frapposto fra il cliente e la carrozza, impedendogli di salirvi a bordo, costringendo il Somnia a generare un'alternativa.”
Soddisfazione sul viso di Mathias, una scintilla di divertimento.
“Interessante, Izmael. L'interferenza che ultimamente ha affetto diversi clienti era dunque dovuta ad una singola mente. Davvero ammirevole, te lo concedo. Ciononostante, tutti i Somnia hanno funzionato alla perfezione, o sbaglio?”
La risposta nelle pupille di pece, pronta, diretta.
“Sarebbe stato strano il contrario... ma ho comunque ottenuto le prove di cui abbisognavo. Ho assistito ad amori infranti, speranze distrutte e sogni spezzati... il tutto, per realizzare un singolo, futile desiderio. Questa è la verità, Reinhart.”
Mathias lascia la sedia, gli occhi rivolti al mondo aldilà della vetrata.
“Puoi ritirarti, Izmael. Non prenderò alcun provvedimento.”
“Prego?”
“Non sarai espulso dalla Corporazione. Non oggi, perlomeno.”
Izmael scatta in piedi, le nocche puntate sulla scrivania.
“Non credo... di aver sentito bene.”
Un respiro profondo, le idee raccolte, rammendate e ricucite, prima di essere espresse. Mathias riprende il discorso, un tono pacato, tranquillo come il mare d'autunno.
“La Corporazione è nata allo scopo di rendere qualunque desiderio positivo realizzabile per mezzo della magia. Tu stai solamente verificando fino a che punto questo sia vero. Non c'è nulla di empio nella tua sete di conoscenza, salvo la presunzione di poter comprendere fino in fondo... un sogno.”
Lo sguardo vivo indugia sui tetti, sui lampioni, sui passanti indaffarati, sul cielo e le colombe in volo, osserva dall'alto, osserva il suo corpo e il ragazzo agitato, scruta le iridi vermiglie nascoste da ciocche azzurre e il bizzarro corno decorativo. Poi, torna al corpo, ritorna al principio.
E la voce emerge, ancora una volta, dalle labbra millenarie, gentile e insieme autoritaria.
“Fintanto che non supererai i limiti, non sarai punito in alcun modo.”
Izmael incredulo, gli occhi sgranati,
“E quali sarebbero questi... limiti?”
L'anima proiettata nel cielo infinito, tra nuvole cangianti, gli strali del Sole cocente. Mathias immobile, le palpebre chiuse ad assaporare il tepore primaverile, attraverso il cristallo trasparente.
“Non è una domanda a cui io possa rispondere, mi dispiace.”
Sentimenti incrociati, parole pesanti, il palmo sul cuore.
“Quando li avrai infranti, te ne renderai conto da solo.”