Distortionverse: Chapter 4 - Il Canto del Buio (2014)
Tra il 2014 e il 2015 ho scritto sei romanzi brevi che assieme formano il ciclo di Distortionverse, raccogliendo storie, spunti e personaggi da giochi e altri racconti mai completati. Per molto tempo, questi romanzi brevi sono rimasti disponibili solo su Amazon Kindle e tramite Createspace come copie fisiche. Dieci anni dopo, voglio archiviarli sul mio sito personale per evitare che vengano perduti per sempre. "Il Canto del Buio" segue nuovamente Veckert Rainer nella sua ricerca della verità ad ogni costo – in un caso che potrebbe coinvolgere di nuovo Baal il Folle e stravolgere la vita dei piloti di ENiGMA.
2063 – St. Patrick SHIELD, Britannia
1. Pioggia
Fuori sta piovendo. Posso sentire il ticchettio sommesso delle gocce sulla ringhiera, sulla grondaia nuova di zecca. L'acqua rimbalza sul rivestimento impermeabile, viene convogliata, costretta a percorrere stretti condotti, giù, sempre più giù, fino alle vasche di raccolta. Già, perché St. Patrick non ha ancora un acquedotto completo.
Anche la pioggia è una novità.
Mi stiracchio, tentando inutilmente di liberarmi del sonno residuo. Per una volta, sono riuscita a dormire fino alle nove: mi hanno assegnato il secondo turno, assieme a Kroemer. Quello è un uomo da sposare, ha rivoluzionato il commissariato, in quattro e quattr'otto. Se penso alle porcate che ha combinato Keane...
Sistemo con cura i vestiti sull'appendiabiti ed entro nella doccia, un'altra novità da queste parti. Fino ad un anno fa, si andava avanti a gel detergente e spray per l'igiene personale. Un abominio, ma tant'è.
Quelli della SPECTRA l'avevano pensata bene.
Scaccio gli ultimi pensieri cupi e apro i rubinetti, premo i controlli integrati nella parete per selezionare la temperatura dell'acqua. Non troppo calda, non troppo fredda. Devo svegliarmi, non cuocermi. Sbadiglio mentre i primi spruzzi trasparenti accarezzano il mio corpo. Passare una notte al distretto tre, appostata tra i container per sorprendere una banda di narcotrafficanti non è quello che si dice un toccasana. D'altronde, qualcuno deve pur farlo, no? Ma allora, perché non i robot? Abbiamo fior di Onirazor e VORS nuovi di pacca! Togliere il cellofan è troppo difficile? Ah, no! Così scade la garanzia! E la SPECTRA Robotics non li riprende più indietro, se alla prima notte di utilizzo te li crivellano di proiettili. Avete perfettamente ragione, meglio non usarli.
Chiudo gli occhi, lascio che lo scroscio dell'acqua si impadronisca dei miei sensi, liberi di perdersi, di correre, non penso ad altro, libero la mia mente, via i problemi, via le preoccupazioni, via tutto! Solo un po' di tranquillità, di riservatezza, un momento in privato.
Sorrido.
Convivere non è semplice, in poco tempo escono fuori tutti quei piccoli conflitti difficili da sanare. Oggetti lasciati qua e là per la casa, due concetti diversi di ordine, di orari, di pulizia. Sciocchezze, certo... ma bisogna risolverle, altrimenti non funziona. Non a lungo, almeno.
Noi resistiamo da quasi sei mesi, tra alti e bassi. Non è un risultato da poco, specie considerando le circostanze in cui è iniziata la nostra storia.
Già, la nostra storia...
Potremmo andare all'Asso di Picche, una sera di queste. È un bel locale, ha pure i divanetti col sipario per preservare la privacy della coppia.
Senza maschera, posso entrare come una cliente qualunque, normale.
Senza maschera, sono nata di nuovo.
Senza maschera, ho conosciuto Geri.
Ora lei è di là che dorme, dolcemente assopita nel suo letto. Cerca lavoro, la mia piccola. Da quando la SPECTRA ha avuto quei problemi, ha preferito ripiegare su un altro impiego. Come darle torto? In fondo, lo avrei fatto anch'io.
L'acqua continua a scrosciare, inghiotte la mia mente, il mio nervosismo, mentre la spugna passa sul mio corpo. Una sensazione celestiale, una sensazione nuova. Quando mi hanno detto la doccia è un macchinario che simula pioggia calda, mi sono un po' spaventata. Ho sempre odiato la pioggia, sin dai miei primi giorni di vita. Ed ora... eccomi qui, ad impregnare i miei capelli azzurri di shampoo sotto una cascata d'acqua. La mia mente si perde, torna a New Langdon, alla vicenda di Jack, a EiN, a Michelle, a Kari...
Riesco quasi a vederla, Kari, mentre balla sotto i riflettori, una danza frenetica, forsennata, i capelli mossi, gli occhi chiusi, quasi in stato di trance, le braccia e le gambe sincronizzate, la gonna che si alza a ritmo, senza mostrare nulla, musica indiavolata, un trillo acuto...
Un trillo acuto? Non fa parte dei miei pensieri! U... un momento! Non mi dirai che...
Ugh! Ancora?
Premo il display sulla parete per fermare il getto d'acqua, col risultato di accelerarlo e causare un effetto cascata del Niagara. Mi faccio largo tra i getti impazziti e trovo il pulsante giusto. Il temporale casalingo si arresta.
Il trillo no, continua.
Esco dalla doccia, afferro un asciugamano, lo sistemo alla meno peggio con i capelli in disordine totale, raggiungo il soggiorno, alzo la cornetta.
“Pronto?”
“Veckert? Sono Werner. Ti ho disturbato?”
“No, no. Stavo solo facendo la doccia. Per risponderti ho trasformato casa mia in un lago.”
Una risata strozzata dall'altro lato della cornetta. Evidentemente, si è immaginato la scena.
“Cosa vuoi, Wer? Mi auguro che tu abbia una buona ragione per disturbarmi a quest'ora. Il mio turno...”
“Saremo costretti ad anticipare. È successo un casino.”
Sgrano gli occhi.
“Qualcosa di grave?”
“Forse peggio. Crisi internazionale in vista.”
“Vuoi dire che se non ci muoviamo, ci bombardano?”
“Non ci sei andata molto distante. Vestiti e raggiungimi il prima possibile, ho mandato Blame a prenderti.”
Riattacco e sospiro, contemporaneamente. La mattinata di svago che avevo progettato assieme a Geri va a farsi benedire. Non mi perdo d'animo, comunque. Apro il cassetto, prendo il phon, lo attacco alla corrente, modalità tornado. Sì, tornado! E non c'è niente da ridere! Se doveste asciugare dei capelli lunghi come i miei, capireste cosa voglio dire!
Mi rivesto in fretta e furia, intimo, jeans scuri, maglia smanicata rosso cupo, giaccone pesante, guanti da motociclista a mezze dita. Devo prendere qualcos'altro? Ah, sì! Portafoglio e distintivo. Li ho lasciati in camera da letto, vicino al matrimoniale.
Apro la porta senza far rumore, piano piano, ascolto i battiti del mio cuore. Geri è ancora tra le braccia di Morfeo, fasciata in quella sua camicia da notte bianca e sottile. Respira ritmicamente, senza fretta, immersa in dolci sogni. Le do un bacio sulla fronte, le accarezzo i capelli...
Oh, Geri... perché ogni volta che abbiamo un po' di tempo da trascorrere insieme, finisce sempre allo stesso modo? Oggi dovremo rinunciare a visitare New Langdon, come ti avevo promesso.
Il tutto, per colpa di quei guerrafondai dell'ENiGMA.
Piloti che si credono dei in terra solo perché con le loro astronavicelle proteggono le colonie esterne da sciami di sassi e polvere cosmica... e se ne vantano pure, come se il mondo senza di loro non potesse esistere!
No, non c'è nulla da fare.
Io proprio non li sopporto.
2. Echo
Rombo di motori, fumo dai tubi di scappamento, bagliori gialli e blu lampeggianti. La navetta atterra con eleganza, il carrello di atterraggio si separa dalla scocca argentea, assumendo una forma ad Y. Le luci si spengono, le turbine rallentano sino a fermarsi. Il controllore dà l'okay al pilota, un cenno di assenso dalla cabina di guida. La carlinga in vetrometallo si ripiega su se stessa, liberando l'abitacolo. Cinture di sicurezza sganciate, sistema in standby, armi disattivate. Una scaletta si dipana dal lato del veicolo, il pilota si alza dal sedile, la scende senza esitare, ancora con il casco in testa. Uno dei tecnici si fa avanti, lo afferra per le braccia, gli dà una mano a tornare coi piedi per terra.
“Allora? Com'è andato il giro?”
“Una figata pazzesca! Questo Airazor T-7 è spettacolare! Ti fa sentire tutt'uno con la nave, vedi attraverso i suoi sensori, senti tramite le vibrazioni della carlinga...”
La cinghia slacciata, il casco bianco con visiera nera rimosso.
“Dici che l'ho passato l'esame, Enzo? Dici che mi faranno entrare nella squadra operativa?”
“Forse. O forse no. Il tuo non è un handicap con cui mi sentirei di scherzare.”
“Già, già...”
Un ragazzo sui vent'anni, pelle scura, capelli bianchi di media lunghezza, frastagliati. Le pupille grigie, perse nel vuoto, prive di punti di riferimento.
Enzo scuote il capo.
“Hadan... stiamo parlando di lasciar guidare uno di questi gioiellini ad un cieco. Hai idea della responsabilità che dovrebbero prendersi? Ad ogni modo, sembra che dovrai aspettare un po': problemi grossi ai piani alti. Hanno addirittura chiamato la polizia.”
Espressione imperturbata, fissa verso un punto indefinito.
“La polizia qui, ad ENiGMA? Con che autorità?”
“Con quella che fornisce loro la legge, Hadan. Né più, né meno. Ora aspetta solo un attimo, ti infilo le Twin-Echo, così ti puoi muovere da solo...”
Enzo estrae un paio di dispositivi di forma romboidale, le sistema sulle orecchie del ragazzo.
“Ecco fatto. A dopo, Hadan. Vedi di fare il bravo.”
Hadan sorride, saluta nel vuoto, sperando di aver azzeccato la direzione. Cammina lentamente, verso gli alloggi, esamina i riverberi, li utilizza per orientarsi. Un'invenzione comoda, quelle cuffie. Un po' appariscenti, forse, ma sicuramente meglio degli occhiali scuri. Almeno, hanno una loro utilità.
Funzionano come il casco della tuta spaziale... vedo attraverso le vibrazioni. È spettacolare, davvero spettacolare!
Peccato che alcuni materiali assorbano le onde senza riemetterle.
Tra questi, il polielastoacciao dei VORS.
Un urto frontale, senza possibilità di scampo. Hadan crolla a terra, rovinosamente.
“Ma che cavolo...”
“>Collisione avvenuta;
>Impossibile prevedere l'urto;
>Ricalcolo parametri.”
Una voce metallica, priva di personalità. Il sintetizzatore vocale di un automa.
“Serve aiuto?”
Una seconda voce, femminile. Dura e dolce allo stesso tempo, molto controllata, al limite della mancanza di emotività, mai udita prima. Una mano serrata attorno al suo polso, lo riporta in posizione eretta.
“Chiedo scusa a nome del mio VORS. Non è programmato per cambiare direzione, se incontra un ostacolo improvviso.”
Hadan annuisce, spolvera la divisa, setta il controllo Echo su dettagli fini, in modo da ricostruire il volto della ragazza. Indietreggia intimorito.
“Dov'è il robot? Io non lo vedo...”
Un sospiro di disappunto.
“Non puoi vederlo. I VORS sono costruiti di un materiale che assorbe le onde radio, anche quelle emesse dagli apparecchi per ipovedenti. È qui alla mia destra, usa il tatto se non ci credi.”
Hadan allunga le dita, accarezza il metallo gelido, ritrae la mano.
“...”
“Ad ogni modo, io sono Veckert Rainer, detective della polizia di St. Patrick. Lui è Blame, il mio assistente.”
“Io sono Hadan Schyte Mareek, recluta. O meglio, potenziale recluta. Le alte sfere di ENiGMA devono decidere se ammettermi o no, visto il mio handicap.”
“In bocca al lupo, allora... anche se, credimi, dopo quello che dirò ai tuoi capi, mi sa che le alte sfere avranno altro di cui occuparsi. Almeno per un po'. Buona giornata.”
Hadan saluta educatamente, la donna si allontana con calma, senza degnarlo di uno sguardo.
Simpatica come una lama di ghiaccio...
Un insulto mascherato da sbadiglio, pronunciato a voce bassa. Contro i cagnacci di Yard è meglio avere poco a che fare, specie se caldi e umani come quella lì. Controlla le cuffie, le reimposta su grana grossa, si concentra su meno dettagli. Ma non può fare a meno di ripensare alla donna, alla rigidità innaturale del suo sguardo, fissata per un attimo dall'eco sulla sua retina. Dall'esterno sarebbe stato difficile identificare il vero cieco, tra i due.
Veckert Rainer, Veckert Rainer... dove ho già sentito questo nome? Deve aver risolto qualche caso, sono sicuro che l'abbiano citata in un telegiornale... ma per cosa, esattamente?
Una figura avanza verso di lui, agita una mano in segno di saluto. Hadan focalizza l'immagine, la riconosce, sorride, si sbraccia come un ossesso.
“Ciao, Aki!”
“Ehi, Hadan! Finito il giro sul T-7?”
Hadan annuisce in segno di assenso.
“Spero proprio che mi prendano. Volare su una di quelle navette è il mio sogno fin da quando ero piccolo... fin da quando vedevo ancora.”
La ragazza lo raggiunge, gli accarezza il viso, fissa i suoi occhi inespressivi.
“Ora vedi di nuovo... solo, in modo diverso. È già tanto così, no?”
Aki è bella, sensibile, intelligente, la migliore compagnia che un uomo potrebbe desiderare... ma allora perché continua a rimbalzarmi in testa quel nome? Devo togliermelo dalla mente, il prima possibile! Forse potrei chiedere a lei, sì, forse potrei...
“Aki, tu sai qualcosa di Veckert Rainer? Quella frigidona simpaticissima e tenera come un blocco di marmo?”
Sorpresa nelle iridi luminose, un lampo di agitazione sul viso.
“Hanno chiamato lei per indagare su questo caso?! Vuol dire che è successo qualcosa di grosso. Di veramente grosso, intendo.”
Un respiro profondo, raccoglimento in cerca delle parole giuste con cui affrontare l'argomento.
“Vedi... Veckert Rainer è nota come il segugio sfregiato. Fino all'anno scorso, ha indossato una maschera clinica per la ricostruzione del volto. Nel frattempo, ha fatto scoppiare lo scandalo Tryadine Effect. È una dura, difficile entrare in confidenza con lei. Io la conosco un po' per sentito dire, ero in compagnia con Mie ed Eni, due sue amiche d'infanzia. Sai? Credo che siano state le sue esperienze personali a renderla così diffidente nel prossimo.”
“Esperienze personali? Che cosa intendi dire?”
“Ne parliamo un'altra volta, ti va? Ora... cose ne dici se andiamo a berci qualcosa?”
3. Artificiale
Scendo le scale in fretta, con un tramezzino ancora tra i denti. Spero che sia successo realmente qualcosa di grave, altrimenti questa volta mica lo perdono Werner! Una giornata perfetta sfumata per colpa di una telefonata alle nove del mattino... che nervi! Mi auguro solo di risolvere tutto in un tempo ragionevole.
Ho lasciato un biglietto a Geri per scusarmi della mia assenza, spero che capisca. Il lavoro del poliziotto non ha orari, ne sono consapevole, ma credevo che dopo aver svelato l'inganno della triadina e aver fatto luce sul caso Jack lo squartatore – sia in trasferta, sia a St. Patrick – mi concedessero un po' di ferie. Ingoio l'ultimo boccone di cibo. A quanto pare, questa città non può fare a meno di me.
Mi fermo un paio di secondi per respirare. Cinque rampe non sono poche, senza ascensore. Di corsa, poi...
Scrollo la testa, non ho tempo per pensare. Apro il portone.
Ora, immaginate di trovarvi di fronte un robot enorme, con il petto ricoperto da due placche trapezoidali termosaldate, le spalle a forma di cupola, una specie di roll-bar come quello delle formula uno dietro il collo, un tubo centrale di connessione tra il busto e una seconda cupola rovesciata a cui sono connesse le gambe, avambracci e stinchi a forma di tronco di cono, tre artigli per mano, piedi formati da tre blocchi articolati. Aggiungete una testa a forma di triangolo smussato, allungato verso il retro a formare una specie di tubo di scarico, e coronatela con un paio di antenne da insetto e un unico occhio centrale, rosso lampeggiante.
Ecco, questo è un VORS. Il mio VORS.
“Ciao Blame. È molto che aspetti?”
“>Trecentoventisei secondi standard.
>Ho ordine di non perdere altro tempo.
>Devo accompagnarti alla sede di ENiGMA.”
Le gocce di pioggia scivolano sul metallo lucido, rimbalzano e scoppiettano sulle forme arrotondare di Blame... ma lui non se ne cura. Non è programmato per farlo.
“>Hai preso un ombrello, Veckert?”
“Non ne ho bisogno.”
“>Non capisco.”
“Non è necessario. Andiamo?”
Cammino per la strada con Blame al mio fianco, sotto la pioggia. Osservo la gente riparata in pesanti cappotti, protetta dagli ombrelli.
Molti hanno ancora paura.
Dopotutto, la prima volta che ha piovuto dentro St. Patrick è stato l'anno scorso, dopo che ho costretto i tecnici ad aprire lo SHIELD.
Alzo lo sguardo al cielo. Dove un tempo c'era il carbonio, vedo le nuvole, plumbee, cariche d'acqua – certo – ma pur sempre le nuvole. Percepire il tocco delicato del vento sulla pelle è bellissimo, non so come abbiamo potuto a farne a meno per così tanto tempo... e le foglie! Le foglie morte che danzano, trascinate dai mulinelli! Ah, non tornerei mai indietro, per niente al mondo! Certo, di notte lo SHIELD viene chiuso per evitare gli attacchi degli emofagi, quindi non posso ammirare la Luna... però è già abbastanza. Mi piacerebbe danzare sotto la pioggia assieme a Geri, baciarla mentre le gocce lambiscono la nostra pelle, le nostre palpebre chiuse, le nostre labbra unite...
“>Detective Rainer? Kroemer vi sta aspettando all'interno del CORE.”
Ritorno all'improvviso alla realtà. Blame ha rilevato una mia mancanza di attenzione e ha provveduto a rendermi partecipe. Forse dovrei abbassare il livello delle notifiche, così magari mi lascia in pace più spesso.
“Il CORE? L'hangar di volo da cui partono le trentasei navette di stanza in città?”
“>Esatto, detective;
>La sede principale di ENiGMA.”
ENiGMA... Cos'è che significa, più? Ah, sì. Aviotruppa Geneticamente Modificata specializzata nell'Intercettazione dei Nemici. Piuttosto banale, come significato. Solo l'acronimo ha una parvenza di dignità. Che diavolo possono aver combinato per richiedere l'intervento mio e di Kroemer? Bah, inutile scervellarsi più di tanto, me lo dirà Werner tra poco.
Le vie sono piuttosto animate, per essere un giorno di pioggia. Vedo molti bambini, schiere di fattoni della setta Helios, qualche madre che va a fare la spesa. Un negozio di televisori con gli speaker accesi. Capto frammenti di un telegiornale, non riesco ad afferrare l'argomento.
“...nfermato che le Kreen Industries stanno trattando con il governo per la fornitura di androidi e ginoidi modello K-numerato, in sostituzione dei...”
Roba importante, sembra... ma non in questo momento.
Il mio sguardo cade su un poster di Eliphya, la protagonista de la principessa dei petali di luce. Ah, Eliphya... quanto era bella la prima attrice che l'ha impersonata! Peccato che l'abbiamo sostituita due anni fa, per di più con una bambina. Era troppo grande, dicono, aveva vent'anni. Un fiore! Una ragazza splendida, un corpo perfetto... ah, come avrei voluto conoscerla di persona! Poi magari... No, no! Ma cosa sto pensando?! Devo smetterla, così sembro una fangirl. Forse sto diventando troppo estroversa, sto cambiando, in un certo senso.
In meglio.
Ora sono molto più ottimista, mi commisero molto meno. Dev'essere per questo che ho fatto colpo su Geri... o forse no? Già, in effetti è stato strano.
L'avevo abbordata prima di partire per New Langdon, una battuta divertente ed ecco che avevo già il suo numero di telefono – così, senza impegno. Ci incontriamo una sera, io avevo ancora la maschera, parliamo un po', passeggiamo, finisce lì. Al mio ritorno da New Langdon, la trovo davanti a casa mia, con la valigetta da lavoro in mano, sotto la pioggia, senza ombrello né impermeabile. Mi stava aspettando, immobile mentre l'acqua le inzuppava i vestiti, fradicia, con i capelli in uno stato pietoso. Quando mi ha visto senza maschera... be', i dettagli posso anche risparmiarveli, ci arrivate da soli, no?
Sta di fatto che ora convivo con lei, ma pochissime persone ne sono al corrente. Non sono ancora pienamente accettata nella società, dovrà trascorrere del tempo prima che una come me possa fregiarsi del titolo di cittadina di St. Patrick.
“>Siamo arrivati, Veckert. Kroemer ci aspetta all'interno.”
Torno nuovamente alla realtà e osservo l'edificio. Un banale cubo di cemento progettato da uno pseudo-architetto neonalista. L'insegna gigante – CORE scritto a caratteri cubitali – non lascia adito a dubbi. Questa è la sede di ENiGMA. Il luogo da dove è partita la chiamata.
“Okay, entriamo con naturalezza. Non dobbiamo metterli in allarme.”
Può sembrare strano, ma questa frase ha perfettamente senso, nonostante sia praticamente impossibile ignorare Blame. Per fortuna, dentro al CORE lavorano decine di VORS, uno in più o uno in meno non fa alcuna differenza. Per i lavoratori abituali, sarà come se non esistesse.
E questo gioca a mio favore.
Il trucco è farsi notare il meno possibile. È essenziale mantenere un profilo basso per analizzare chi ci sta intorno senza che qualcuno sospetti qualcosa. Devo averlo già detto, ma a differenza di EiN, io non agisco mai alla luce del Sole.
Sono un'ombra tra le ombre, un'ombra che punta alla verità, per quanto scomoda possa essere.
Questa volta non sarà diverso.
4. Suicidio
Un uomo di mezza età, vestito di rosso sgargiante, occhiali da vista con la montatura bianca, capelli e barba bionda – probabilmente tinti. Al suo fianco, una donna dai capelli neri lunghi e gli occhi azzurri, vestita di un tailleur dello stesso colore delle iridi. Nessun sorriso, solo determinazione e scetticismo.
L'uomo si fa avanti.
“Detective Rainer? Molto piacere. Io sono Van Dedalus, attuale direttore di ENiGMA, responsabile del battaglione di stanza a St. Patrick e direttore della fabbrica Airazor. Lei è Tillian Caress, la mia assistente.”
“Piacere.”
Uno sguardo al tavolo. Cinque sedie vuote, una sola occupata. Un uomo di circa trent'anni, capelli biondi naturali, un apparecchio acustico all'orecchio sinistro, occhi marroni, naso pronunciato, viso squadrato.
Werner Kroemer.
Saluta Veckert con lo sguardo, un intenso scambio di complicità, della durata di un secondo.
Dedalus stringe gli occhi, le pupille nere si concentrano sulla figura minuta accompagnata dal robot.
“Devo essere sincero. Data la sua fama, mi aspettavo una figura più imponente. E pensavo che fosse un uomo.”
Nessuna espressione sul suo volto, solo il gelo delle iridi verdi.
“Devo essere sincera. Lei qui non ha una fama. E pensavo fosse più intelligente.”
**
Dedalus si è preso una bella gatta da pelare. Vaglielo a spiegare che Veckert odia essere paragonata ad un uomo perché i suoi colleghi si divertivano a chiamarla signore! E tutto per una questione di gusti... in fatto di compagnie. Dio solo sa quanto ha sofferto quella povera ragazza!
Io proprio non concepisco queste bambinate: siamo uomini, maggiorenni e vaccinati, poliziotti per giunta! Poi, ecco che arriva una detective geniale ma diversa... e scoppia il caos. Io a Veckert devo la vita. Se non fosse stato per lei, sarei diventato cibo per nottifagi quella notte al distretto tre.
No, no, non è importante ciò che una persona è, quanto ciò che una persona fa.
Se avessi dovuto valutare Veckert dall'aspetto, quando l'ho conosciuta, l'avrei rubricata come poco di buono o spaventapasseri. D'altronde, con quella maschera...
Dedalus ha proprio scelto la frase sbagliata con cui esordire.
Non penso che ne fosse al corrente, è troppo poco che si è trasferito a St. Patrick, ma non credo che Veckert lo perdonerà.
Non subito, almeno.
**
Un colpo di tosse imbarazzato. Dedalus invita la nuova arrivata a sedersi accanto a Kroemer. Blame rimane in attesa, vicino all'ingresso, i sensori in allarme, a scandagliare la stanza.
“Veniamo subito al sodo.”
Un cenno della mano, Tillian apre una cartellina, ne estrae una foto, la posa sul tavolo.
Kroemer in silenzio, a rimuginare sull'immagine. Veckert impassibile, lo sguardo curioso posato sull'immagine. Un uomo – o una donna? – vestito della divisa di ENiGMA, corazza compresa, le gambe all'aria, così come le braccia, la testa penzolante.
Appeso al soffitto. Con una fune. Impiccato.
Kroemer è il primo a commentare.
“Immagino che non sia un'opera d'arte contemporanea. Chi era?”
“Hyrrian Strauss, trentadue anni, caposquadra del dodicesimo stormo ENiGMA. Era in licenza da una settimana per meriti acquisiti sul campo. Lo ha trovato un suo compagno di flotta, Takai Kenkōdaiichi. Era morto da almeno tre ore.”
“Tutto qui? Un banale caso di suicidio? D'accordo che era il vostro capopattuglia, ma non vi sembra un po' poco per coinvolgere...”
“Non abbia fretta, detective Rainer. Non abbiamo ancora finito.”
Un altro cenno della mano, un altra foto.
“Cristine Eschert, diciassette anni. Recluta del dodicesimo stormo ENiGMA. Si è buttata da un ponte con una pietra al collo. È successo ieri.”
Un sorrisetto sul volto di Dedalus.
“Due piloti si tolgono la vita nell'arco di trentasei ore. Cosa ne dice? C'è abbastanza materiale, ora?”
“Le dirò, non ne sono ancora così sicura.”
“Allora lasci che le mostri un'ultima cosa...”
**
“Ho assistito alla tua prova, Hadan. Sei stato veramente un asso, con quel T-7!”
“Grazie, Aki. Non so se sarà sufficiente, purtroppo.”
Una bibita analcolica, una cannuccia all'imboccatura della lattina. Hadan la assume a piccoli sorsi, assaporandone ogni molecola. I ripetitori Twin-Echo ancora montati, pronti a trasformare i suoni in vibrazioni. Un pipistrello virtuale, capace di ricostruire mappe mentali delle immagini e trasferirle alla mente. Così può vedere Aki, può ammirarne il taglio di capelli, raccolti in folti ciuffi ribelli, acconciati in una coda lunga sino al bacino. Non riesce a riconoscerne i colori, ma è sufficiente. Sa che i capelli sono verdi, tutto il resto è superfluo.
In fondo, se hai avuto la fortuna di ammirare un arcobaleno prima di perdere la vista, come puoi dimenticarlo?
“Hai più sentito Cristine? Negli ultimi giorni l'ho trovata un po' scossa.”
“Uh? No, no. È da domenica scorsa che non la vedo. Piuttosto... sei dei nostri stasera? Ci sono tutti! Deinos, Takai, Candela, Liu, Ronin, persino The Thunder, il vicecomandante del battaglione! Non puoi mancare proprio tu!”
“Mi dispiace, Aki... ma non posso. Devo finire di studiare per l'esame finale. Entrare in ENiGMA è il mio sogno. Se la prova pratica è andata bene, non ha senso rovinare tutto al colloquio orale. Ti ringrazio, ma avremo altre occasioni.”
“Ma dai! Se non ci divertiamo un po' ora! Abbiamo un tavolo prenotato alla House of the Sun!”
Il pugno sbattuto con forza.
“Aki, apprezzo tutto quello che stai facendo per me, ma sono costretto a rifiutare. Quei buffoni che mi esamineranno tra due giorni non aspettano altro che una stupidissima imprecisione per mandarmi a casa a calci nel sedere, solo perché sono cieco! Per loro non è importante che io sappia pilotare un T-7 meglio di un veterano, il solo fatto che io abbia un handicap visivo mi bolla come inadatto! Non posso giocarmi le mie possibilità di entrare così, sarebbe la cosa più stupida di questo mondo!”
Aki si chiude in se stessa, timorosa di incrociare gli occhi vuoti.
“Capisco...”
Hadan si ferma, dieci secondi per calmarsi, per rendersi conto di aver alzato troppo la voce.
“Scusami, non volevo aggredirti.”
“Non ti preoccupare. È tutto a posto, sul serio! Sarà per un'altra volta!”
La ragazza alza lo sguardo verso il soffitto, giochicchia distratta con la sua coda.
Non quella di capelli.
**
La Maschera mi troverà, ne sono certo!
La Notte calerà su di me, mi strazierà, mi divorerà!
Devo fuggire, fuggire nell'unico posto
in cui non potrà mai inseguirmi.
Così, sarò io ad aver vinto sul
Grande Annientatore di Ricordi!
Nessuno dovrà più temerlo perché, con la mia morte,
lo sigillerò sulla Luna.
Per l'eternità.
**
“Ma che cavolo...”
“Scritta col sangue, comandante Kroemer, sulla parete della stanza. Evidentemente, Hyrrian voleva lasciarci un messaggio...”
Veckert sbianca di colpo, le mani tremano come attraversate da una scarica elettrica.
“Questo è più di un messaggio, Dedalus.”
Alza lo sguardo, le iridi verdi decise come non mai, pronte ancora una volta ad infervorarsi.
“Quel bastardo è tornato.”
5. Follia
“Ne sei proprio sicura, Veckert?”
“Il suo stile è inimitabile, Werner. Non c'è molto da aggiungere.”
E dire che pensavo di aver chiuso i conti con lui per sempre. Può essere che mi sia sbagliata, ma non ne sono così sicura. C'è qualcosa, qualche dettaglio che non mi convince... ma forse è solo il mio cervello che si rifiuta di accettare l'ennesimo ritorno di Baal. Sarebbe la terza volta che ho a che fare con lui. Lui? Siamo proprio sicuri che Baal abbia un genere? No, secondo me è solo un ammasso di tenebra informe, un rigurgito dell'altro mondo. Solo così si spiegherebbe un simile abominio! Parla e ragiona come un ubriaco, ulula alla Luna come un lupo, svanisce come la nebbia. Ed ora, eccolo qui, a irrompere nuovamente nella mia vita! Possibile che non riesca a starsene buono nemmeno per un po'? Mi auguro solo che non tocchi Geri, che non le faccia del male! Se le accadesse qualcosa per colpa sua, io non potrei mai perdonarglielo!
“Sarà, ma mi sembra strano. Non ci sono tracce della Notte che Cammina, neppure un minuscolo blackout in periferia. Onestamente, sono più propenso a credere ad un depistaggio.”
“Tutto è possibile, Werner.”
Già, un depistaggio. Lo spero con tutto il mio cuore, è il mio desiderio più grande... ma se così non fosse? No, devo prepararmi a tutte le possibilità, anche ad un suo effettivo ritorno. Certo, il modus operandi non corrisponde del tutto. Anzi, non corrisponde per niente. Che io ricordi, Baal non ha mai causato nessun suicidio. Strano, molto strano...
“>Probabilità di omicidio: 2%;
>Probabilità di crimine per emulazione, se omicidio: 96%.”
Werner si esibisce nel tipico risolino forzato di chi si sente in maggioranza.
“Blame la pensa come me. È rassicurante.”
“Sì, molto.”
Meglio se non ci penso, per ora. Rischio solamente di farmi del gran nervoso. Il mio unico desiderio adesso è rivedere Geri e dimenticare tutto quello che è successo nelle ultime due ore. Ne ho abbastanza di suicidi! Non voglio più avere a che fare con persone che decidono di togliersi la vita! Mai più!
“Io torno a casa. Sono piuttosto stanca, preferisco riposare qualche ora.”
“Capisco. Ci vediamo dopo pranzo in centrale, così ti assegno a questo caso. Stavi lavorando a qualcosa?”
Sorrido con aria di sufficienza. Lo sa meglio di me che sulla sua scrivania c'è una richiesta di ferie a mio nome. Da sei settimane.
“La scelta della destinazione delle mie vacanze, ma temo che dovrò rinviare.”
“Brava! È questo lo spirito giusto! A dopo, Veckert.”
Kroemer mi saluta e si allontana, in direzione del commissariato. Blame mi rimane appiccicato come un francobollo.
“Okay, Blame. Aspettami in centrale anche tu. Non ho bisogno dei tuoi servigi in questo momento.”
“>Errore: non volevi prendere un regalo a Geri per scusarti del tuo impegno imprevisto?
>Probabilità che necessiti di un mio consiglio: 76.7%”
Rido divertita, come non facevo da molto, troppo tempo.
“Blame! Cosa vuoi saperne tu di ragazze?”
“>Se vuoi comprarle un completino intimo, ho scaricato una statistica aggiornata di ciò che piace agli uomini;
>Livello di confidenza della statistica applicata a Veckert: 89%”
“Ehi! Ehi! Vuoi dirmi che sei andato a cercare statisticamente cosa potrebbe piacerle?”
“>Analisi condotta su trentotto capi di abbigliamento nel suo armadio personale, su seicentododici riviste con annotazioni a penna, su quattordici cataloghi specializzati, su dodici siti internet dedicati.
>Probabilità di associazione ai gusti della signorina Geri: 97.7%”
Blame è più di una macchina, è un fratellone di metallo. Solo a lui poteva venire in mente di analizzare tutti i dati che gli ho fornito sulla mia ragazza per trovare il regalo adatto a lei! È ai limiti della follia... ma non posso che essergli grata. Blame è sempre stato al mio fianco, da quando sono entrata in polizia. È stato strano lasciarlo a St. Patrick per la mia indagine su Jack lo squartatore.
Ora, però, voglio restare sola.
“Ti ringrazio, Blame... ma non pensavo di prenderlo ora. Voglio solo tornare a casa e dormire un po'. Tutto qui.”
“>Come desidera, detective.
>La aspetterò come ordinato.”
Blame ruota su se stesso, si incammina in direzione opposta alla mia, passo dopo passo, facendo tremare l'asfalto. Difficile non notarlo, ma si sa: i VORS non sono famosi per la loro delicatezza.
Raggiungo il mio appartamento, attraversando la via principale. Ha smesso di piovere, ma il Sole è ancora nascosto dalle nuvole. Sorrido. Ricordo ancora la prima volta che l'ho visto, che ho potuto ammirare quel piccolo disco caldo e scintillante. Sono rimasta abbagliata, estasiata come una bambina a cui hanno comprato un giocattolo nuovo, ben incartato. La bambina non sa che dentro il pacchetto c'è un gioco, quindi lo apre svogliatamente... ma quando scopre cosa c'è all'interno, esulta e piange dalla commozione.
Lo so, è estremamente infantile, ma quando hanno aperto lo SHIELD per la prima volta, io mi sono sentita come quella bambina.
Apro il portone, entro nell'atrio. Per fortuna è tutto asciutto, l'acqua non si è infiltrata sotto lo stipite. Prima di salire controllo la cassetta della posta.
“Chissà se qualcuno mi ha scritto...”
Bollette, pubblicità, cartoline colorate di Helios.
“Anche qui?! Prima o poi li arresto tutti!”
Helios... una setta composta da idioti che adoravano il Sole e si battevano per la demolizione dello SHIELD, gente ricca, dei quartieri alti, troppo stupida per comprendere la minaccia degli emofagi.
Ora che lo SHIELD è aperto, almeno di giorno, si sono messi in testa che quello lassù non è il vero Sole ma una replica costruita dal governo per illuderci. Secondo loro, St. Patrick è coperta da un secondo SHIELD che simula il cielo. Inutile tentare di convincerli del contrario, l'unico risultato sarebbe una feroce emicrania.
Un momento... c'è qualcos'altro nella cassetta... una lettera?
Estraggo una busta bianca decorata da un bordino dorato.
Per Veckert Rainer, St. Patrick distretto 5, Baade Str. 29.
Il mittente non lo conosco... chi è questo Lorenz Kristhhoffer? Non mi sembra di aver mai sentito questo nome prima d'ora. No, ora sono troppo curiosa, la apro subito, con foga. Contiene un foglio ripiegato con cura, un documento scritto con una grafia orribile, tremolante e molto nervosa.
Faccio in tempo a leggere le prime righe, poi crollo a terra, in ginocchio, in lacrime.
Lacrime di gioia.
6. Risultati
“Ti saresti divertito, ieri sera! La House of the Sun è davvero un bel locale, ti ci devo portare un giorno o l'altro!”
Stesso bar, stesse persone, ventiquattro ore più tardi. Hadan teso come non mai, la lattina gli trema tra le mani. Attesa febbrile, da esorcizzare ad ogni costo. Tensione, tensione, ancora tensione!
“Mancavano solo Cristine e Hyrrian... oltre a te, ovviamente! Perché non socializzi un po', oltre ad agonizzare in vista dell'esame?”
Tensione sul punto di esplodere, di esplodere, sì! Ancora un po' e i nervi saltano in aria!
La lattina cade a terra, tintinna, rotea su se stessa, si ferma su una piastrella.
“Ha... Hadan? Tutto a posto?”
“Sono nervoso. Tra un'ora mi diranno se sono idoneo ad accedere al colloquio orale.”
Aki solleva la sedia, la sposta al suo fianco, lo prende per mano.
“Ti ammetteranno, ne sono sicura.”
Accarezza delicatamente la guancia, sotto all'occhio immobile, con tocco leggero.
“Devi solo... smettere di preoccuparti. Tutto qui. Hai paura di essere discriminato perché sei diverso, vero?”
“Sì.”
La coda si muove, sfiora le sue gambe con naturalezza.
“Allora... io cosa dovrei dire?”
**
“Ecco. Questi sono tutti i file che ho trovato sul dodicesimo stormo ENiGMA, reclute e personale in assunzione compresi. Pensi di analizzarli tutti da sola?”
“Perché no? Il primo passo è stendere la rete di relazioni, la ragnatela sociale. Una volta connesse le persone, si inizia ad indagare su quelle più sospette e su quelle meno sospette, contemporaneamente. Insomma, Werner, questo è sempre stato il mio metodo, quindi lasciami lavorare in pace.”
“Come preferisci. Se hai bisogno, fammi uno squillo.”
Veckert chiude la telefonata, si concentra sullo schermo del computer, gli occhi brillanti, euforici. Difficile restare tranquilla, dopo aver ricevuto una notizia del genere, ma ora non c'è tempo per commuoversi, bisogna lavorare sul caso, raccogliere più dati possibili ed elaborarli, metterli in relazione. Un ticchettio infernale, il rumore dei tasti del computer battuti a velocità supersonica.
Nomi, date di nascita, estrazione sociale...
Un sorriso di sfida stampato sul suo volto.
Vediamo come ti sei travestito, questa volta.
**
“Una coda non ti impedisce di pilotare un T-7.”
“Sì, ma mi impedisce di avere relazioni... normali. Pensi che da bambina, alle elementari e alle medie, sia stato così semplice?”
“Quando ci si mettono, i mocciosi sono peggio delle iene.”
“Non puoi immaginare l'imbarazzo! L'ho nascosta in ogni modo, portavo apposta la gonna per arrotolarla attorno alla vita... ma non è bastato. Sai? Devo ringraziare quei bastardi dei miei genitori e quei mostri della RealLifeAnime.”
“Poteva andarti peggio, potevi anche avere delle simpatiche orecchie da gatto e due stupende pupille filiformi.”
“Non dirlo nemmeno per scherzo! Sarei morta per la vergogna!”
Hadan non riesce a trattenere una risatina.
“Avrei voluto vederti in uniforme scolastica, con quei capelli verdi a caschetto, gli occhioni azzurri e la coda da gatto! Dovevi essere tenerissima!”
Aki sorride a denti stretti.
Sono riuscita a distrarti, alla fine...
**
L'elenco è pronto, ora devo solo scegliere il punto di partenza. E il metodo di approccio. Dubito di poter applicare per tutti la presentazione diretta, del tipo salve, sono un detective incaricato di investigare su di voi. Questo posso farlo solo per i meno sospetti, o per chi si aspetta di essere contattato. Devo agire d'astuzia, probabilmente dovrò ricorrere a qualche camuffamento: non dovrebbe essere un problema spacciarmi per una recluta. Metodo di avvicinamento semplice e privo di rischi. Mi piace, ma fino ad un certo punto.
Lo applicherò solamente se non ci saranno alternative.
Vediamo chi è il primo della lista...
**
“Takai Kenkōdaiichi?”
Il giovane si volta. Asiatico, capelli neri corti, occhi sottili di un giallo intenso. Una divisa classica, fondo nero con armatura protettiva bianca. Il marchio di fabbrica di ENiGMA.
“Sono il detective Veckert Rainer, della polizia di St. Patrick. Ho alcune domande da porvi.”
“Sapevo che sarebbe arrivata.”
Takai si siede su un divanetto, posa il casco poco lontano.
“Mi ha preso in un brutto momento, comunque. Tra meno di un'ora sono atteso all'hangar, devo partire per Revoli. Dobbiamo scortare la FSS Qasbah per un'operazione di pulizia.”
“Troppa spazzatura in orbita?”
“Precisamente. Prenda i russi, per esempio: solo i rifiuti porterebbero armi nello spazio.”
Un sospiro sconsolato.
“No, io proprio non li capisco. Tokyo-10, Revoli, Neo Correa... sono tutte colonie orbitali pacifiche. Persino quegli schifosi rettili di EXODUS hanno solo i cannoni indispensabili per polverizzare piccoli detriti in rotta di collisione con il planetoide. Solo Zeith è una base militare – per difenderci da non-si-sa-bene-cosa. Perché non ci ordinano di raderla al suolo? Tanto, sotto sotto, i sovietici sono odiati da tutti all'interno di ENiGMA. Ad ogni modo... lei è venuta qui per Hyrrian, immagino.”
“Non esattamente.”
Una foto dalla tasca, spiegazzata, malconcia, ma pur sempre riconoscibile.
“Ha mai visto questa maschera?”
**
Perché sto scrivendo queste righe? Per giustificarmi? Forse, forse sì!
Perché non so più cosa fare, non ho alternative!
Mi troverà, ah se mi troverà!
Non ho speranze, non ne ho proprio!
Lo vedo anche quando guido, ormai, quando piloto nel cosmo profondo!
I suoi occhi scintillanti, privi di espressione!
No, no!
Sono terrorizzato dalle maschere, lo sono sempre stato, da bambino mi sono perso in un negozio di articoli teatrali, sono rimasto circondato da maschere! Bianche, lisce, prive di lineamenti, prive di emozioni!
No! Non posso andare avanti così!
La Maschera mi scoverà e brucerà i miei ricordi, li seppellirà sulla Luna, assieme alla Notte!
E senza ricordi, io cosa sarò?
Pensavo di essere al sicuro, nello spazio, nel vuoto assoluto, ma mi ha raggiunto, mi ha trovato!
Cos'altro posso fare, se non togliermi la vita?
Mi dispiace per Cristine, per Liu, per Aki, per Takai, Deinos, Candela... anche per The Thunder, ma per lui un po' meno. Perdonatemi, ragazzi, non ho altra scelta.
Se devo cessare di esistere, preferisco farlo nel pieno delle mie facoltà mentali...
**
Takai scuote la testa, contrariato.
“Non ho idea di chi sia, mi dispiace. Mai vista una cosa del genere, neppure a teatro.”
“Capisco. Arrivederci, allora.”
“Di già? Non chiede nient'altro su Hyrrian?”
“Non ce n'è bisogno. Perché dovrei torchiare un innocente?”
“E le è bastata una domanda su quell'orribile maschera? Certo che bisogna avere un bel coraggio per indossare una mostruosità simile...”
Veckert si volta, un'espressione indefinibile sul viso.
“Io l'ho fatto per due anni.”
7. Empatia
Non si smette mai di essere dei mostri. Per quanto ci si impegni, per quanto l'aspetto valga veramente poco rispetto alle tue azioni, se sei un mostro lo rimani per tutta la vita.
Con o senza maschera.
Per molta, troppa gente, Veckert Rainer è un tizio inquietante con la voce artificiale e il volto sfregiato con un debole per le bionde. Un pessimo soggetto a cui è meglio non dare confidenza.
Poco importa se la persona in questione è una ragazza di ventisette anni, con le corde vocali restaurate ed un nuovo viso.
Temo che ci vorrà ancora un po' di tempo, purtroppo. Non tutti sono come Geri, non tutti cercano di capire come sei fatto dentro, prima di giudicare il tuo aspetto.
Mi siedo su una panca, apro la mia valigetta, ne estraggo il lettore multimediale da undici pollici. Devo rilassarmi un po', prima di agganciare il prossimo. Kenkōdaiichi è pulito, se fosse stato il vero colpevole avrebbe subito dato la colpa al fantomatico individuo mascherato per sviare le indagini. In fondo, ha letto anche lui il messaggio di Strauss. Certo, dovrò fare qualche indagine supplementare per esserne sicura al cento per cento, ma il mio fiuto porta ad escluderlo dalla rosa degli indagati.
E raramente il mio fiuto sbaglia.
Accendo il lettore e seleziono la cartella con l'ultima stagione di la principessa dei petali di luce. Lo so, è uno spettacolo stupido, ma a fino all'anno scorso non potevamo vedere altro per distrarci. La TV trasmetteva solo notiziari e comunicazioni straordinarie del governo. Nessun collegamento con l'esterno.
Nessuno, tranne Eliphya.
Il tutto, per permettere alla SPECTRA di mantenere il segreto sulla triadina, su quella droga pestilenziale che ha inquinato St. Patrick per anni! Mio Dio, se penso a tutte le menzogne create per proteggerne il business ed isolare la mia città dal resto del pianeta, mi viene da vomitare! Cani rognosi, Fourier e tutti i suoi tirapiedi! La pena di morte è troppo poco per quei vermi, i loro cadaveri dovrebbero essere esposti agli avvoltoi e poi sciolti nell'acido!
Le note della sigla iniziale si propagano tramite gli auricolari, allontanano il mio passato, rilassano i miei nervi. L'ultima stagione di Eliphya è quella che preferisco, l'attrice ha raggiunto una maturità straordinaria, sia nella recitazione, sia nell'espressività. Sembra quasi che si sia calata completamente nel personaggio. Peccato che alla fine muoia...
“Scusi, quel posto è occupato?”
Metto in pausa, distolgo lo sguardo dallo schermo. Una ragazza, vent'anni circa, la divisa di ENiGMA. Capelli verdi a caschetto, una treccia piuttosto lunga, occhi azzurri. Aki Simič, pilota del dodicesimo stormo. Devo avere il suo file, da qualche parte.
“No, siediti pure.”
Si lascia cadere a peso morto sulla panca, il casco per terra, gli occhi chiusi, uno sbuffo poco convinto. Sembra seccata... o preoccupata. Piega la schiena in avanti, le mani sulle gambe.
“Per fortuna non mi hanno mandato a Revoli con Deinos e Takai... non ne avevo proprio voglia.”
Le persone che parlano da sole hanno la discutibile tendenza a farlo per attirare l'attenzione dei presenti. In pratica, sta cercando qualcuno con cui sfogarsi. Comprensibile, certo... ma perché proprio io? E perché proprio adesso?
Faccio finta di niente, mi concentro su Eliphya. Aki osserva con la coda dell'occhio, afferra qualche fotogramma. Le sue mani tremano, i denti digrignati... ma solo per un attimo, un istante impercettibile. Un eccesso di rabbia repressa, probabilmente.
Okay, forse è il caso di occuparsene.
“Non ti piace Eliphya?”
“Uh?”
“Scusa, è che hai fatto un'espressione schifata quando hai visto lo schermo...”
“Ah.”
Centrata in pieno. Metto in pausa il filmato, un primo piano del conte Sebastien domina l'inquadratura.
“No, non odio lei... anzi, possiamo dire che le devo un favore. Io detesto la RealLifeAnime. Tutto qui.”
A quanto pare, ho stabilito un ponte comunicativo. Perdere l'occasione non sarebbe da me.
“Sono in molti ad odiarla. Secondo qualcuno, è colpa loro se gli emofagi hanno invaso l'Irlanda. Non ci sono prove, ma...”
“Io li odio per quello che hanno fatto a me.”
Un movimento dietro la sua schiena. Ehi! Non può essere! Quella è una...
“...una coda da gatto?”
I suoi occhi si inumidiscono mentre accenna una risposta, un sì strascicato, serrato tra i denti.
“Durante la progettazione di Eliphya, c'erano altre due proposte. Una era Renaissance, ma è stata accantonata dopo la morte del capoprogetto, un tale Kramers. L'altra era Sexy Guardians: Neko-girls!, sai una cretinata shojo sulle avventure di sei ragazze-gatto, con tanto di orecchie, artigli, coda, pupille ovali e vestitini succinti!”
Le sue dita si aggrappano al tessuto dei pantaloni.
“Io dovevo essere una di loro, i miei genitori mi hanno venduta all'azienda quando avevo due anni. Per fortuna, prima che mi trasformassero completamente in quello di cui avevano bisogno, il progetto è andato a farsi benedire! Penso che la principessa dei petali di luce abbia sbaragliato tutti i concorrenti, quindi io – noi – non servivamo più a nulla! Per farla breve, mi hanno rispedito a casa con questi orribili capelli verdi e questa... questa cosa attaccata in fondo alla colonna vertebrale! E i miei genitori si sono pure lamentati per aver dovuto restituire il compenso!”
Piove, ma non sono gocce, no. Credo che siano lacrime. Forse Aki cercava veramente qualcuno con cui sfogarsi. Cosa l'ha portata ad avvicinarsi a me?
“Io mi sento un mostro, sono sempre stata vista come un mostro! Pensa alle scuole elementari! Non hai idea, no, non hai idea di cosa... di quello... di... di...”
Scoppia a piangere tra le mie braccia, come una bambina. Spengo il lettore, lo ripongo nella valigia, poi stringo forte questa creatura così fragile tra le mie braccia. Non è stato un caso, se è venuta qui, adesso. Sa chi sono, conosce il mio passato. Sa che anche io ho provato le stesse sensazioni, sulla mia pelle.
Dovrei dirle di tranquillizzarsi, di calmarsi un po', perché se gli altri la vedessero in questo stato chissà cosa penserebbero... ma non me la sento. Resto semplicemente in silenzio, ad attendere che termini il suo sfogo.
Non devo aspettare molto. Si ricompone, stropiccia gli occhi, asciuga le lacrime con un fazzoletto. È tremendamente imbarazzata, impossibile non notarlo.
“...scusa. Non so cosa mi abbia preso.”
“Non è un problema, stai tranquilla.”
Allungo la mano, in segno di amicizia.
“Io sono Veckert Rainer... ma penso che tu lo sappia già. Eni e Mie ti avranno sicuramente parlato di me.”
Risponde timidamente, vedo una nuova luce nei suoi occhi.
“A... Aki Simič. E... uh, sì... insomma, sapevo che eri tu, ma...”
“Vieni, ti offro qualcosa da bere, così magari ti tranquillizzi ancora un po'.”
No, non si smette mai di essere dei mostri.
Ma questo non vieta di sostenersi a vicenda.
8. Estremo
Calmo.
Sono calmo.
Estremamente calmo.
Non devo agitarmi, no. Tanto, non può raggiungermi qui. L'abitacolo è troppo stretto, ci sto a malapena io. Lui non può entrare, non ci passa, no, eh?
E nello spazio non arriva.
È vuoto, lo spazio. Se si allontana da terra, muore soffocato, oppure esplode in mille pezzi.
Boom!
No, no, qui non può trovarmi! Sono al sicuro, al sicuro. Tra quanto arriveremo a Revoli? Tre ore? Poco, troppo poco! Potrei chiedere di farmi allungare il turno, no? Così posso volare più a lungo, là dove non può raggiungermi!
Perché se mi raggiunge sono finito, finito! Ma non finché mi trovo nella mia navetta, ah no! Lo posso seminare, non è veloce, proprio no! È grande, intelligente, ma non veloce! Finché sono al comando del T-7 sono tranquillo, sì, tranquillo!
E poi c'è la Qasbah.
Anche se si fa vivo, quelli della Qasbah lo disintegrano, certo! Lo fanno a pezzi, i cannoni puntati, i proiettili sparati a velocità spaventosa. Non penso che resisterebbe per più di cinque secondi! Allora, forse è meglio se mi segue, sì! Così lo uccidono, lo massacrano, lo disgregano! Ed io posso dormire sonni tranquilli, posso finalmente dormire senza l'ansia di non svegliarmi.
Scorgoil profilo di Deinos, nell'altro abitacolo. Deinos è tranquillo, lui non lo ha mai visto, non lo può vedere. Non ho detto niente, a Deinos. Se raccontassi qualcosa, mi prenderebbero per scemo. No, no! Devo tenermelo per me! Non devo rivelarlo a nessuno, a nessuno! Devo sconfiggerlo da solo! Ehi... un momento! Cos'è quell'ombra? Quell'ombra sull'asteroide? Non ci sono ombre nello spazio, non ce ne sono! Oddio!
È lui! È qui! È qui! No! Oh mio Dio! Una maschera?
Perché una maschera? N... no!
NOOOOO!
**
“Ci sono molti modi per risolvere il tuo problema. Qualunque centro specializzato può effettuare l'operazione di rimozione della coda. Inoltre, la ricolorazione artificiale permanente della capigliatura è una pratica di routine. Quindi la domanda non è se puoi tornare un essere umano normale... ma perché tu non lo abbia ancora fatto.”
Aki abbassa lo sguardo, le mani si uniscono, si intrecciano, come per dipanare una matassa.
“Lo... lo so. È vero. Il fatto è che...”
La coda si anima, si arrotola attorno alla vita, si immobilizza.
“Oh, insomma! Lo so che è difficile da credere... ma ormai è parte di me! Io sono il mio corpo, tutto il mio corpo! Non riesco... non voglio pensare di doverlo modificare... di nuovo. Io ci convivo da quando ho tre anni, è diventata una mia estensione naturale. È solo per questo.”
Veckert gioca col bicchiere, l'indice scorre sul bordo del calice, un espressione sollevata sul viso.
“Ti ammiro, sai? Ti sei accettata per come sei.”
Una pausa per trovare le parole adatte.
“Penso che sia una delle vette più difficili da conquistare. Non molti riescono a...”
Uno squillo acuto, ripetuto, improvviso.
Il comunicatore?
Veckert preme un tasto, risponde alla chiamata.
“Pronto? Qui è il detective Rainer.”
“Sono Werner! È successo un casino!”
“Questa mi sembra di averla già sentita...”
“Allora sai che devi sbrigarti a raggiungermi! Sono al quinto piano di ENiGMA! Fai più in fretta che puoi!”
**
Maledetto! Maledetto! Ti faccio scoppiare! Ti faccio saltare in aria! Crepa! Crepaaaa! Ti scarico addosso tutto l'arsenale che ho! Non tornerai a tormentarmi! Non tornerai proprio! Io ti faccio secco! Tu e la tua maschera! Non importa se ti nascondi dietro la Qasbah! Io ti troverò lo stesso, maledetto! Uh! Una voce? Ora sento pure le voci? No, è la radio! Chi mi cerca? Chi vuole fermarmi?
“Takai, cosa cacchio stai combinando? Sei uscito di testa?”
Deinos! È Deinos! Ma chi se ne importa! Prima devo uccidere lui!
“Stai sparando alla nave che dobbiamo scortare! Smettila subito o sarò costretto ad abbatterti!”
Abbattere... me? Deinos, sei un bastardo! Abbatti lui, lui! Non me! Io cosa c'entro?!
“Questo è l'ultimo avvertimento! Gli scudi della Qasbah sono quasi saltati.”
“Ma lui è ancora vivo! Non posso fermarmi! No!”
Il mostro si sta muovendo davanti alla nave! Come faccio a colpirlo, se non gli sparo? Tanto la Qasbah è ben corazzata, un siluro in più o in meno non fa la differenza! L'importante è che la Maschera muoia! Adesso!
“Takai...”
Ma cosa?! Sta... no! Non dirmi che vuole...! No! No!
“No! Fermo! Non avvicinarti! No! Tu non puoi esistere qua fuori! Tu non puoi resistere nel vuoto!”
È per questo che sto strisciando nel tuo abitacolo, Takai...
La Maschera! La Maschera è qui!
Non ti preoccupare.
Non proverai dolore, non proverai paura.
Non proverai più nulla.
**
“Puoi essere un po' più esplicito, Werner? Sto correndo verso il centro direzionale, ma vorrei sapere qualcosa di più!”
“Secondo le prime notizia, la FSS Qasbah è stata attaccata da un T-7 della scorta appena fuori dall'atmosfera terrestre. Sembra che il pilota del caccia sia impazzito, ha persino abbattuto uno dei suoi compagni!”
“Tanto per rendere le cose più semplici...”
Corro a perdifiato, non c'è tempo da perdere. Questo dannato caso si sta complicando più del previsto. Aki è dietro di me, mi sta seguendo, senza un apparente motivo. Forse vuole solo sapere chi è il pilota, in fondo dovrebbe essere un suo collega. Almeno credo.
“Chi è il nostro uomo?”
“Takai Kenkōdaiichi. Ti dice niente?”
Kenkōdaiichi? Lo stesso che ho interrogato due ore fa?
“Chiedigli chi è stato colpito! Per favore, Veckert! Chiediglielo!”
Aki mi sta gridando nelle orecchie, impossibile non ascoltarla. Anche Kroemer avrà senz'altro recepito la domanda, dall'altro capo della cornetta.
“Non ho ancora dati a riguardo ma sembra... oh, insomma! Venite qui da me, non sono un centro informazioni! Non so tutto! Se aspetti un attimo, ti recupero il nome.”
Aki sta tremando come una foglia, è tremendamente scossa...?
Ti prego, fai che non sia lui... fai che non sia lui...
**
“Come mai quella faccia scura?”
“Mi hanno ammesso con riserva. Devo sostenere una prova extra”
“Una prova... extra?”
“Sì. Devo affiancare Takai, Deinos e Liu nella scorta alla FSS Qasbah. Se mi dimostrerò all'altezza della missione, sarò ufficialmente una recluta di ENiGMA!”
Un abbraccio tenero, affettuoso.
“Sei ad un passo dalla meta, non sei contento?”
“Sto per realizzare il mio sogno! Quasi non riesco a crederci!”
**
“Allora, questo nome?”
“Un secondo, Veckert! Qui è tutto nel caos, non ci si capisce più nulla! Un pilota si è messo in contatto con noi, un certo Deinos Dravia. Ha detto di aver dovuto danneggiare il T-7 di Kenkōdaiichi per evitare che facesse saltare in aria la Qasbah...”
“Quindi è il suo, il caccia abbattuto?”
“No, un altro T-7 ha subito gravi danni. Aspetta, mi hanno portato il foglio con i nomi...”
**
“Non sei un po' preoccupato di andare lassù?”
“Per niente. È tutta la vita che aspetto questo momento, il momento in cui potrò scrivere il mio nome sulla fiancata di un T-7, preceduto dal grado! Ci pensi? Fra poco più di un anno potrei essere il comandante! Suona bene, non trovi? Comandante...”
**
“... Hadan Schyte Mareek. Kenkōdaiichi lo ha abbattuto mirando alla Qasbah. Ripeto, il nome è Hadan Schyte Mareek.”
9. Ritrovo
“Sì, Geri, sono stata trattenuta. No, non so se torno per cena, diciamo che lo spero. Ora sono in infermeria. No, io sto bene, devo interrogare dei testimoni, tutto qui. Come? Se c'entra con quello che hanno detto i telegiornali? Il caos a Revoli? Sì e no, però non posso dirti di più per telefono. Va bene, ci vediamo dopo! Anch'io ti amo!”
Un sospiro di sollievo.
“Geri l'ha presa bene...”
“Ah! Le gioie della convivenza!”
“Ridi, ridi! Prima o poi ti ci troverai anche tu, Werner. Poco ma sicuro.”
Chiudo il telefono, apro la porta. Di fronte a me, due file interminabili di lettini. Solo due sono occupati. Pareti bianco-asettico, pavimento grigio, soffitto grigio, letti bianchi... mi viene quasi da vomitare. I macchinari ronzano, rendono l'atmosfera – se possibile – ancora più opprimente. L'ultima volta che sono entrata in una struttura del genere è stato per andare a trovare Kari, dopo l'assalto di Baal. Di quel bastardo di Baal. Che, tra l'altro, non è neppure il suo vero nome.
No, lasciamo perdere, non è il momento. Devo chiedere ai medici se posso interrogare i due ricoverati. Non conosco le loro condizioni, ma ho assoluto bisogno di sentire la loro versione dei fatti.
Prima che schiattino, eventualmente.
Aki è appiccicata al letto di Hadan, gli tiene la mano, continua a parlare, a parlare, a parlare! La sua voce mi sta rintronando, magari è meglio se prima mi concentro sull'altro.
Mi avvicino al medico curante, meglio avvertirlo prima di andare alla carica.
“Dottor Williamson? Sono il detective Rainer. Dovrei porre alcune domande al suo paziente. È in grado di rispondere?”
“Se si riferisce a Mareek, la risposta è no. Lo stiamo tenendo sotto sedativi, forse dovremo amputargli una gamba. Posso concederle un po' di tempo tra un'ora o due. Per quanto riguarda Kenkōdaiichi... be', è perfettamente in grado di rispondere, ma continua a farfugliare cose incomprensibili. Gli faccia pure due domande, magari riesce a riportarlo in bolla.”
Incoraggiante, uh?
Ad ogni modo, finché non provo, non posso sapere. Mi faccio strada tra i piloti ENiGMA venuti ad assistere i convalescenti, faccio loro segno di allontanarsi.
Ora è una questione tra me e lui.
Takai si rigira nel letto, come un ossesso. Sembra quasi in preda ad un attacco epilettico. Secondo me, è solo agitazione. Devo tranquillizzarlo.
“Kenkōdaiichi? Si ricorda di me?”
“Perché mi hanno sparato? Perché? Io stavo proteggendo la nave da lui! Dal mostro! L'Ombra strisciante che mi tormenta da mesi!”
Sgrana gli occhi, fissa un punto nel vuoto.
“Cosa dovevo fare? Permetterle di impadronirsi della Qasbah? No! Dovevo fermarlo, fermarlo! Solo che quell'idiota di Hadan si è messo in mezzo! Già, ho colpito lui, però ho mirato al mostro!”
Maledizione, è completamente fuori di senno! Devo provare a farlo ragionare.
“Quale mostro, Takai? Puoi descrivermelo?”
“No! No! Se lo dico non mi crede nessuno! Mi prendono in giro, pensano che io sia un idiota!”
Lo pensano già, ma forse questo è meglio non dirglielo.
“Io ho incontrato un'ombra, un tizio strano che era in grado di comunicare con la notte. Mi ha rubato qualcosa di importante, poi è fuggito e non l'ho più rivisto. Ho già avuto a che fare col sovrannaturale, ormai sono aperta a tutto.”
“Lei mi crede? Mi crede se dico di aver visto un mostro?”
Annuisco. Dopotutto, è vero. Dopo aver assistito alla trasformazione di un uomo in un leone di energia di colore blu elettrico, posso dire di essere abituata ad ogni genere di amenità.
Takai si rilassa, smette di rivoltarsi come una frittata.
“Mi tormenta da tempo, da troppo tempo. Mi segue di notte, entra in camera mia, mi osserva con i suoi occhi scintillanti... ma non si era mai avvicinato così tanto a me, mai! Fino ad oggi! Mentre ero là fuori, nello spazio, è comparso all'improvviso, davanti alla Qasbah! L'ho riconosciuto, non so come ma l'ho riconosciuto... è stato orribile, mi creda! Evitava tutti i proiettili, li deviava col suo manto nero! Non sapevo più cosa fare, Deinos mi parlava, mi diceva di fermarmi, ma lui non lo vedeva, no! Ora temo che venga a cercarmi qui, che venga ad uccidermi come ha fatto con Hyrrian e Cristine! Perché loro non si sono suicidati, ne sono certo! Assolutamente certo!”
“Qui sei al sicuro, non ti preoccupare. Non può trovarti, qui.”
Mi allontano dal letto, con calma innaturale. L'ombra strisciante, il manto nero... ci manca solo la notte che cammina, poi possiamo chiudere baracca e burattini e andarci a bere qualcosa. Se Baal è capace di fare tutto questo, di attraversare addirittura lo spazio indenne, come posso pensare di arrestarlo?
No, devo pensare positivo: arrendendomi senza lottare farei solamente il suo gioco.
Lascio che la folla si accalchi nuovamente attorno alla vittima, ora devo pensare ad altro. Ad esempio, confortare Aki.
Hadan è ancora incosciente, le palpebre chiuse, adagiato sulla branda, ricoperto di garze, bende e cerotti. La cellula di sicurezza del T-7 lo ha protetto da morte certa. Perlomeno, non è in pericolo di vita.
Aki gli stringe la mano destra, è seduta in silenzio al suo fianco, pallida come un cencio. A mio avviso, la sua è principalmente empatia: anche Hadan è un emarginato per colpa del suo handicap. In qualche modo, si sente simile a lui. Forse dovrei provare a confortarla.
“Si è comportato in modo eroico. Ha protetto la nave con il suo caccia, per evitare che fosse danneggiata. Ed è pure tornato vivo! Secondo me, dovresti essere fiera di lui.”
Aki non distoglie lo sguardo, non alza nemmeno la testa.
“Lo ero già prima, Veckert. Risparmiati queste frasi da film americano, non servono a niente nella vita reale.”
“Ho capito. Mettiamola così, allora: è stato un incosciente. Primo, per aver tentare di entrare in ENiGMA e, secondo, per aver protetto una astronave corazzata, progettata per resistere all'impatto con un asteroide, con un caccia monoposto. Nessun uomo sano di mente avrebbe deciso di fare carriera nell'aeronautica pur essendo cieco.”
Un timido sorriso di risposta.
“Grazie di essere stata sincera. Allora la pensi come me.”
I suoi occhi si spostano, incrociano i miei.
“Su una cosa però devo darti torto. ENiGMA non è un semplice corpo aeronautico. Per rendere possibile il combattimento ad alta velocità contro navi ostili, i sensi del pilota vengono – per così dire – fusi con quelli della nave. In pratica, Hadan vede quello che percepiscono i sensori esterni. Il suo deficit ha ben poco significato, una volta che si trova in immersione; il problema sorge solamente durante i voli atmosferici standard, in cui il T-7 va pilotato come un normale aereo e...”
“Detective! Detective!”
La voce di Takai mi fa sobbalzare. Cosa diavolo...?! Si contorce, si mette a sedere, stralunato come non mai, le ali di folla si aprono.
“Mi ero dimenticato! Ah, sì! Mi ero dimenticato! Il mostro, il volto del mostro... era identico! Identico alla Maschera che mi ha mostrato nella foto! Non posso sbagliarmi, era proprio quella!”
10. La Casa del Sole
“Benvenuta alla House of the Sun, signorina...”
“Kari Shinyuri. Ho prenotato un tavolo per le undici.”
“Un attimo che controllo...”
“Mi manda il Sole.”
Un sorriso malizioso si apre tra le frange violacee.
“Dietro al Sole?”
“Il Drago.”
“E sul Drago?”
“L'Amore.”
La ragazza dai capelli fucsia batte le mani divertita.
“Ah! Questo cambia tutto! È qui per il trattamento speciale, allora... Venga con me, la accompagno! Le prometto che non resterà delusa!”
**
Deinos Dravia, Liu Akemi, Velia Candela, Kaspar Maverick alias The Thunder, Ronin Diamante detto Bonehunter. Tutti i leggendari piloti ENiGMA mollemente adagiati su sedie e divanetti. Mancano solo Aki Simič e Takai Kenkōdaiichi. Sono in abiti civili, chiacchierano tranquillamente del più e del meno. L'incidente del giorno prima sembra essere già svanito dalle loro menti. Ma è solo apparenza.
“Tu lo hai mai incontrato il mostro di cui parlava Takai?”
“Dici l'ombra mascherata che striscia negli abitacoli? No, non so di cosa parli. Non l'ho mai vista.”
The Thunder scola una birra, la lancia per terra.
“Secondo me, si è fatto di LSD e non vuole dircelo.”
“Ma Hyrrian e Cristine? Ieri ci hanno rivelato che si sono suicidati, tutti e due. Non è... strano?”
“Via, via! Non siamo qui per accusarci a vicenda, ma per svagarci un po' in compagnia!”
“A me domani tocca un interrogatorio. Mi torchieranno di nuovo sull'incidente della Qasbah.”
“Ma tu non c'entri niente, Deinos... voglio dire, hai solamente sparato a Takai per evitare che combinasse qualche disastro.”
La porta si apre, una giovane dai capelli viola a caschetto fa il suo ingresso, fasciata in una divisa beige attillata con il simbolo del sole in bella vista.
Bonehunter controlla l'orologio.
“Cosa vieni a rompere, Elaine? Non aspettiamo nessuno.”
“Una cliente ha richiesto il trattamento speciale, proprio come voi. Abbiamo solo una stanza adibita allo scopo, vogliate perdonarmi...”
L'inserviente si sposta di lato, lasciando spazio alla nuova arrivata.
**
“Sa? È raro trovare qualcuno che conosce... ehm, il modo per ottenere il trattamento speciale! Ultimamente vengono solo i piloti di ENiGMA.”
“Quindi dovrò condividerlo con loro.”
“Purtroppo sì. Abbiamo un unico locale riservato.”
“Oh, per me non è un problema. Spero che non lo sia per gli altri.”
La giovane sorride con complicità.
“Si figuri! In fondo, non sono mica loro che comandano qui!”
**
Capelli rosa molto lunghi, lisci, iridi scintillanti, quasi bianche, ciglia vaporose, eyeliner turchese marcato, rossetto dello stesso colore. Maglietta nera con decorazioni argentate, maniche corte bianche traslucide, minigonna scura con lo spacco sulla destra, fiocco semitrasparente alla base della schiena, stivali bianchi lucenti.
Un fischio di ammirazione dalle labbra di The Thunder. Liu e Candela analizzano la ragazza, la scandagliano in cerca di difetti, annotandosi mentalmente tutto quello che non va in lei, le rivolgono un freddo sguardo inquisitivo.
“Mi dispiace avervi disturbato. Mi chiamo Kari Shinyuri, non sapevo che il locale fosse già prenotato, ma la commessa ha insistito così tanto...”
Ronin le fa segno di sedersi accanto a lui, senza proferire sillaba. Deinos sfoggia un sorriso a trentadue denti.
“Come mai qui, signorina?”
“Alcuni miei amici mi hanno parlato del trattamento speciale e mi hanno invitato a provarlo con loro. Credevo che volessero prendersi gioco di me, così sono venuta da sola una volta per provare.”
“Capisco.”
The Thunder si sistema gli occhiali, scosta i capelli biondi e la bandana, si massaggia il mento squadrato.
Una boccata d'aria fresca... Liu e Candela sono carine, ma non sanno truccarsi. Questa qui non sarà bellissima, ma ha fascino. Bello, bello! Proprio quello che ci vuole per animare la serata.
Un cenno di intesa a Deinos e Ronin. Il primo ricambia con un occhiolino, il secondo rimane in silenzio.
La nuova arrivata si siede sul divanetto, sorride gentilmente, saluta con modi cortesi.
“Solo una domanda. In cosa consiste esattamente questo... trattamento? I miei amici sono stati molto reticenti a questo proposito...”
The Thunder scoppia in una risata fragorosa.
“Reticenti?! Ma come parli? Siamo quasi nel ventiduesimo secolo! Prendila un po' più scialla!”
Deinos si massaggia i capelli rossi, stando attento a non rovinare il gel.
“Lascialo parlare. Kaspar conosce duecento parole in tutto. Davvero non sai di cosa si tratta?”
La ragazza si rannicchia, le braccia strette attorno al proprio corpo.
“Non... non ha niente a che vedere con ammucchiate o roba simile, vero? Altrimenti io fuggo a gambe levate, ve lo giuro!”
Ronin scuote la testa. Deinos scoppia a ridere.
“Ma ti pare? Pensi che Liu e Velia starebbero qui con degli scappati di casa come noi, altrimenti?”
“Cosa ne so? Magari sono fanatiche delle esperienze estreme.”
Liu stringe le palpebre, occhi a mandorla serrati, uno sguardo d'odio purissimo verso Kari.
“Da come sei conciata, pensavo che tu appartenessi a quella categoria.”
“La mamma non ti ha insegnato che l'aspetto non vuol dire nulla, cocca?”
Ronin si alza in piedi, allarga le braccia per dividere le contendenti.
“Calma! Calma! Se vi scannate ora, la serata finisce in pronto soccorso. Cosa ne dite di moderare i toni e ricominciare da capo?”
**
Per dieci minuti non succede nulla, riesco solo ad inquadrare un po' meglio i piloti. Deinos sembra il più ragionevole, ma è piuttosto esagitato. Con quei capelli rossi sparati in aria è quasi ridicolo, però ha dei begli occhi. Credo che sia il più giovane tra gli uomini.
Ronin è piuttosto riservato, l'ho sentito parlare una sola volta, quando è intervenuto per evitare che io e Liu ci uccidessimo a vicenda. Ha una vistosa cicatrice sull'occhio destro e una mano meccanica. Sembra il più controllato e maturo, ma forse è solo un'impressione.
Be', rispetto a The Thunder comunque... un ex-pilota di mech da guerra, convertito all'aviazione. La sua boria è direttamente proporzionale al suo curriculum.
Liu Akemi è la classica ragazza perennemente mestrua, incapace di andare d'accordo con un altro essere di sesso femminile. I suoi capelli sono eccezionali: lunghi, neri, lucenti. Anche gli occhi hanno qualcosa di speciale... che caratteraccio, però!
Velia invece è un po' più diplomatica. Dev'essere del Sud America, ha i capelli neri e la pelle piuttosto scura. Non sono riuscita a farne un ritratto preciso.
Ehi, un attimo! Cos'è questo rumore? Ventole?
Ma che diavolo...
**
Sbuffi di fumo bianco dalle ventole di areazione, vapore denso, dolciastro. Una tenue foschia invade la stanza, ne permea l'atmosfera, si introduce nelle vie respiratorie.
“Finalmente!”
Un colpo di tosse, un aroma di fiori appena colti, persistente.
The Thunder si svacca sul divano, quasi in contemplazione. Gli altri lo seguono a ruota.
La mente di Kari si spegne, poco per volta, accarezzata da una sensazione paradisiaca di benessere, scivola nell'inconscio, passo dopo passo. Un lento, inarrestabile, declino. Il cervelletto dà forfait, l'equilibrio svanisce, i muscoli si rilassano, il corpo non risponde più ai comandi.
Kari chiude gli occhi, si lascia trasportare dal vento di sensazioni.
Mentre Veckert sprofonda nel baratro.
11. Copertura
“Non capisco perché dobbiamo farlo noi.”
“>Direttiva 5: approfittare dell'assenza del padrone di casa per recuperare informazioni utili alle indagini.”
“Lo so perfettamente, Blame. La domanda non era quella.”
La copia della chiave si adatta automaticamente alla serratura elettronica, i blocchi scattano consentendo l'accesso.
“Occhio a dove metti i piedi, bestione! Kenkōdaiichi non deve accorgersi di nulla, al suo ritorno.”
“>Un'intrusione senza regolare mandato è illegale;
>Dovrebbe saperlo, comandante Kroemer.”
“Quello che vuoi, Blame. Stando a quello che dice Lady Oscar, questa è l'unica occasione che abbiamo prima che lo dimettano. Il mandato me lo avrebbero inviato tra tre giorni, un tempo sufficientemente lungo da permettergli di occultare dei documenti.”
“>Lady Oscar sarebbe Veckert?”
“Uh? Sì, sì, scusa... era un modo poetico per definirla. Ma tu non sai nemmeno cosa sia uno shojo manga, immagino.”
“>Non sono interessato.”
“Capisco. Allora mettiamoci al lavoro.”
**
Toni seppia, corridoi fin troppo noti, mura di mattoni rossi, intitolate a Lin Collain. Il liceo, il vecchio liceo. Eni e Mie passeggiano nei corridoi, chiacchierano con Aki. Lo sguardo si sposta, non sto cercando loro, non sono interessata. Quello che conta è trovare Nyu, la mia dolce Nyu! Dobbiamo vederci, questo pomeriggio, a casa mia! Oh, Nyu! Se le altre immaginassero ciò che stiamo per fare...
Il nostro è un liceo femminile, sarebbe imbarazzante se si sapesse di noi due!
Apro la porta dell'aula, ma non ci sei.
Cerco un'altra porta, premo la maniglia... ma niente! Non sei nemmeno qui!
Un'altra porta? La scardino! No! È tutto vuoto! Dove sei, Nyu? Dove sei?
Corro, corro a perdifiato, senza respirare! Il corridoio sembra interminabile, dove finisce? Dove? Doveeeeee? Mi fermo, mi fermo a metà, non ne vedo il termine. Però c'è una porta! La porta di casa mia! La raggiungo, titubante, passo dopo passo, la mia mano tremante sul pomello. Lo ruoto lentamente, sento i blocchi rientrare nello stipite, spingo al rallentatore, sperando di trovarti.
E tu sei lì, in piedi, ad aspettarmi, sorridente.
Proprio come ti ricordavo.
**
“Veckert? Posso parlarti un momento?”
“Uh? Certo, Aki. Cosa c'è?”
“Se vuoi avvicinare i miei colleghi senza che sospettino nulla, vai stasera alla House of the Sun. Dì che ti manda il Sole. La commessa ti chiederà cosa c'è dietro il Sole e tu dovrai rispondere il Drago. Dopo, ti chiederà cosa si trova sul Drago e lì dovrai dirle l'Amore. È l'unico modo per accedere al privée. In questo modo, avrai diritto al trattamento speciale.”
“Di cosa stai parlando, Aki?”
“Io? Non ti ho detto assolutamente nulla, Veckert. Mi stavo solamente informando sugli sviluppi dell'indagine. Ora devo andare, ci vediamo!”
**
Sento il tuo profumo, il tuo buon profumo francese, importato di contrabbando. Chiudo gli occhi e mi lascio trasportare dai sensi, dal mio amore per te, un amore sbagliato, secondo la nostra società, ma non per questo ingiusto! Siamo sole, percepisco il tuo respiro, il tuo dolce respiro sulla pelle. Accarezzo i tuoi capelli biondi, quei capelli che io ho sempre invidiato, così lisci e splendenti! Ah, se penso ai miei spinaci azzurri...
Ma non è il momento di pensare, Nyu! Siamo io e te, lontane da tutto, lontane da tutti! Abbracciami, Nyu, baciami, baciami tutta, stringimi forte, come se fosse il nostro ultimo giorno insieme.
Ma cosa...?!
La porta alle nostre spalle si apre! Nyu, nasconditi, ti prego! Non deve vederci, non deve scoprirlo!
Non lui!
Non mio padre!
**
“Guarda, guarda... Kenkōdaiichi è davvero bravo a nascondere le cose. Questi documenti sono stati scritti a mano da Cristine Eschert, sono una specie di... lettera d'addio. Memorizza tutto quello che puoi, io guardo se c'è altro materiale sensibile in giro.”
Blame si guarda attorno, l'occhio scintilla sotto le lampade ad incandescenza.
“>Una scansione sui muri rileva la presenza di scritte visibili sono con luce viola. Attivo la lampada.”
Il tempo di un CLICK e l'intonaco inizia a parlare, mostra le informazioni celate da tempo, rigurgita disperazione e follia, nel buio, nel silenzio. Un urlo rauco, inascoltato, inascoltabile.
Kroemer appoggia la mano al muro, le pupille strette nel tentativo di decifrare una grafia stentata e tremolante.
“Questo sarebbe meglio fotografarlo Blame. Mi sa che abbiamo trovato la chiave di volta.”
**
La chiave! Come ha fatto ad entrare se non aveva la chiave? No, non è importante, non ora! Papà, non giudicarmi, posso spiegarti tutto! Non puoi avercela con me, ti prego! Io sono così! Non posso essere un'altra, non posso cambiare! Io amo Nyu, la amo! Non proibirmi di vederla, ti prego! Non volermi male perché sono diversa! Papà! Papà! Non andartene! Nyu, aiutam... Nyu? Dove sei? No! Non uscire anche tu! Non lasciarmi sola! Nyu! Nyu!
Mi alzo di corsa oltrepasso la soglia, la vedo, la vedo! È là in fondo, mi aspetta! Devo solo raggiungerla. No, un momento! Mio Dio!
Papà! Non spararle! Non spararle! Ti prego! Non farlo! No! No!
**
Non sono il solo a vederlo. Ci sta tormentando, siamo tutti sue vittime! Non sarà contento finché non ci arrenderemo a lui! Deinos dice di non averlo mai incontrato, ma so che sono tutte balle! Figuriamoci se non ci ha già avuto a che fare! Adesso, temo per Hyrrian... ma soprattutto per Cristine! Perché scrivo tutto questo? Non lo so neanche io, forse perché devo sfogarmi, perché ho paura! Sì, ho paura!
Io sarò il prossimo!
**
Nyu riversa a terra, sanguina, un colpo al cuore! Crollo in ginocchio, in lacrime.
Nyu... la mia piccola Nyu!
Recisa come un erbaccia, uccisa come una bestia!
Mi volto verso di te, papà, ti guardo negli occhi... ma non li trovo! Solo pozzi di pece, vuoti, privi di vita. E la canna della pistola in bocca.
Non farlo! Non lasciarmi sola! Senza di te, cosa farò? Come potrò andare avanti?
Papà! Papà!!! Ti scongiuro!
Non premere quel grilletto!
**
Kroemer preme l'interruttore, riconsegna la stanza al giorno. Esamina il messaggio di Cristine, le pupille scandagliano la pagina di quaderno, analizzano le parole, ne catturano l'essenza.
“Questa lettera è quasi più interessante del messaggio. Spiega molte cose...”
“>Errore, affermazione imprecisa;
>Questo indizio non risolve il caso.”
“No certo che no, però collega le due morti. E ti garantisco che non è poco.”
**
Dove sono? Come sono arrivata qui? Ricordo solo mio padre e Nyu, riversi in una pozza di sangue, tutti e due! Ora sono a St. Patrick, in centro città. Mi tocco la faccia, ho una maschera? Una maschera? Mi specchio, la vedo. Grigia, priva di lineamenti, adunca. La riconosco, è il mio vecchio volto.
Ora non ne ho più bisogno. Me ne libero, la strappo via, la prendo tra le mani. Una macchia di rossetto. Kari? Ah, Kari! No, non posso buttare via questa maschera, è il mio ricordo più bello di te!
Chi ha bisogno di ricordi, signore? La Notte è sufficiente! Basta lei per tutto!
Questa voce...
Ah! La povera Vicky! Sola soletta! In cerca dell'amata morta, uccisa dal padre! Che dolore, che angoscia!
Baal! Maledetto bastardo!
Lo vedo, di fronte a me, la sua maschera di porcellana, bianca, liscia, fregiata da lacrime nere.
Ancora per poco. Prendo la pistola, gli scarico un caricatore in faccia, in pieno volto, la faccio saltare in aria, mille frammenti albini, polvere, polvere ovunque!
Crepa, bastardo! Crepa!
La nube inizia a diradarsi, Baal si fa strada, allarga le braccia, alza la testa. E vedo il suo viso, il suo dolce viso, rigato dalle lacrime. Il cappuccio si abbassa, la veste collassa, si squarcia, si strappa, rivelando il suo corpo.
Ed eccola, esattamente come me la ricordavo. Le corro incontro, la abbraccio, la stringo forte!
Nyu! Nyuuuuu!
**
Apro gli occhi, il cuore a mille, tachicardia impazzita. Mi metto a sedere, ansimante. Sono tutta sudata, ho pianto, i miei occhi sono umidi. Vedo male, la testa mi gira, non riesco a capire dove mi trovo. Ci sono altre persone... ma quante? Cinque? Sei? Non lo so, sono solo ombre confuse, ombre stampate sulla mia retina.
Una delle sagome si avvicina, mi ritraggo, urlo come una disperata, cerco di scappare ma cado a terra, i muscoli non reagiscono ai miei comandi.
La nube di tenebra mi afferra il polso, mi strattona, mi scrolla come un burattino.
“Non toccarmi! Non toccarmi! Lasciami andare! Lasciami!”
“Kari? Tutto a posto? Sono Deinos, è tutto finito, stai traquilla...”
Sgrano gli occhi, non riesco a mettere a fuoco la figura che ho di fronte.
“Tutto... finito?”
“Ma sì, il trattamento speciale! Allora, ti è piaciuto?”
12. Realtà
“Veckert? Sono Werner. Abbiamo informazioni importanti sul caso.”
“Huh...”
Respiro a fatica, ho ancora le pupille dilatate, la luce mi dà fastidio. Sono tornata a casa, di corsa, mi sono buttata sotto la doccia per sciogliere il trucco e la tinta dei capelli, per scolorire il rossetto, riprendere me stessa. Ci sono stata mezz'ora sotto l'acqua – acqua calda, limpida, trasparente – ma non è servito a niente. Il mio battito è ancora accelerato, sopra i centosettanta al minuto, sto continuando a sudare, ho sete, tanta sete! Mai avuta la gola tanto arsa, neppure durante le crisi di astinenza da triadina! Geri è qui vicino a me, mi sta tenendo la mano mentre vomito. Ho rimesso l'anima, ora non dovrei avere più nulla nello stomaco.
La telefonata di Kroemer non poteva arrivare nel momento più sbagliato.
“Non ti sento molto in forma. Tutto a posto?”
“N...no.”
“Senti, se non stai bene, richiamami quando puoi. Ho assoluto bisogno di parlarti!”
“Ok.”
Riaggancio, mi siedo per terra, mi stringo nel mio accappatoio, come se fossi un riccio. Geri mi aiuta a reggermi in piedi, mi scorta fino al divano. Mi lascio cadere, certa di atterrare sul morbido.
“Cosa ti hanno fatto, Vicky? Non ti ho mai vista in questo stato...”
Biascico qualche monosillabo, cerco di mettere in fila due parole di senso compiuto.
“Il loro malede'o 'rattame'to spe'ale...”
Quella nebbiolina doveva essere mescolata ad un potente allucinogeno, non vedo altra spiegazione.
Ho rivissuto il momento più drammatico della mia vita, il trauma che mi ha portato ad essere quella che sono. Erano più che ricordi, era quasi come... come essere lì di nuovo. Le stesse sensazioni, lo stesso piacere, la stessa paura. Il tutto, condensato in un viaggio di circa un quarto d'ora.
Appoggio la testa al bracciolo, ascolto il mio corpo tornare lentamente alla normalità. Ora sudo molto meno, il battito è sceso a circa centoquaranta.
Un po' di riposo e sarò di nuovo in condizione di investigare.
Sperando che non sia già troppo tardi.
**
“Veckert è uno straccio, la sua voce era piuttosto sofferente. Sai? Non credo di averla mai sentita così giù.”
“>Non sono in grado di formulare una teoria;
>Non ho analizzato la chiamata.”
Kroemer si siede alla sua scrivania.
“Intanto, abbiamo il mandato di perquisizione. La magistratura ha concluso che ci sono indizi sufficienti ad aprire un fascicolo sull'incidente e – guarda caso – ci ha incaricato di rovistare tra la roba di Kenkōdaiichi. Peccato non poter rispondere loro che lo abbiamo già fatto. Fotocopie di documenti e tutto il resto, intendo. Per accontentarli potremmo tornare là dopo pranzo, giusto per far vedere che ci siamo. Tanto, finché Lady Oscar non si riprende...”
“>Perché continui a chiamarla Lady Oscar?”
“Suo padre avrebbe voluto un figlio maschio, così le ha dato un nome piuttosto ambiguo – proprio come in quel cartone.”
Werner alza gli occhi al cielo, un sorriso forzato sul viso.
“In un certo senso, è stato accontentato.”
**
Svegliarsi in un letto d'ospedale è particolarmente seccante, specie se fino ad un attimo prima la tua mente ti inviava immagini dello spazio, del vuoto immenso tra i pianeti.
Di quella visione è rimasto solo il nero. Non ho le cuffie Echo, riesco solo a sentire. È una sensazione orribile! La gamba destra mi fa un male cane, è come se me l'avessero trapassata con milioni di spilli. Non riesco quasi a muoverla...
Cerco di mettermi a sedere sul letto, ma sono pieno di sensori, cavi – flebo, forse. No, mi conviene rimanere qui sdraiato e aspettare che si accorgano del mio risveglio. Sento una voce famigliare, proviene da poco distante.
“Hadan? Sei tornato a questo mondo?”
Takai! Il folle che ha cercato di distruggere la nave che avrebbe dovuto proteggere! Appena mi liberano gli spacco la faccia!
“Brutto imbecille! È colpa tua se siamo qui! Tutti e due! Cosa ti è saltato in mente di sparare alla Qasbah?!”
“Non avrebbe senso parlartene, non potresti capire.”
“Provaci! Prova almeno a discolparti, a convincermi! Lo sai che appena mi dimettono ti ammazzo di botte?”
“Okay, Hadan, mettiamola così. Se ti dicessi che ho sparato perché sono stato assalito da un mostro, una creatura di tenebra con una maschera metallica, adunca, bombata sul naso, con occhi gialli luccicanti, tu mi crederesti? Se poi aggiungessi che è la stessa creatura che ha ucciso Hyrrian e Cristine? No, suona incredibile anche per me.”
Silenzio assoluto, qualche secondo per pensare.
“Io e Deinos non l'abbiamo vista.”
“Non è esatto. Tu e Deinos non l'avete ancora vista. Uno di voi sarà il prossimo, ne sono assolutamente sicuro. Hyrrian è stato il primo ad incontrarla... e ne ha parlato a Cristine. Subito dopo, anche Cristine è stata tormentata dall'ombra e si è confidata con me, prima di morire. Ora io ne sto parlando con te. Quanto ci fai che presto inizierà a tormentarti?”
**
Ho dormito qualche ora, sono tornata completamente padrona del mio corpo. La mia mente è nel pieno delle sue funzioni, i miei muscoli sono sotto controllo.
Guardo l'orologio, è l'una di pomeriggio passata.
Geri sta dormendo sul divano. Mi è stata vicina tutta la notte, ora la lascio riposare. La mia piccola Geri...
Uno squillo allegro in lontananza, le note di una canzone dei Synthestesia. Il telefonino! Devo metterlo silenzioso, altrimenti Geri si sveglia!
Corro a rispondere, premo lo schermo touch. È Kroemer. Vorrà sapere come sto...
“Ciao Werner! Sono di nuovo in forma, ho passato una notte un po' agitata ma ora non ho più problemi!”
“Santo cielo, meno male che ti sei ripresa! Ho bisogno del tuo aiuto. Qui non ci capisco più niente!”
“Eh?”
“Sono con Blame a casa di Kenkōdaiichi – ci sono già stato ieri, ma non posso gridarlo perché era un tantinello illegale – e stavolta ho un regolare permesso... solo che è sparito tutto! La lettera di Cristine Eschert, le scritte sul muro... non c'è più nulla! Qualcuno ha eliminato ogni straccio di prova tra ieri notte e stamattina!”
“Vuoi dirmi che non abbiamo niente su cui lavorare?”
“Non è esatto. Blame ha in memoria una copia esatta di tutti i documenti che abbiamo recuperato, ma sai meglio di me che ai fini di legge non hanno alcun valore.”
“Meglio che niente. Ti raggiungo al commissariato?”
“No, vieni direttamente alla sede di ENiGMA. Ti aspettiamo nell'atrio.”
13. Operazione
“Sono contenta di poterti parlare di nuovo. Era così triste vederti inchiodato al letto, con tutti quei macchinari a controllare che stessi bene...”
Aki seduta di fianco al letto, Hadan sdraiato ma con gli occhi aperti, a fissare il vuoto.
“Purtroppo non posso indossare le Echo. Questioni di interferenze con le apparecchiature mediche, mi hanno detto. Il fatto è che non riesco ad abituarmi.”
“Capisco. Io invece non vedo l'ora di tornare sul T-7. Sono due giorni che non mi assegnano ad una missione, mi sento male! Non sai cosa darei per tornare nello spazio!”
“Ti invidio. Sai? Penso che quello di ieri sia stato il mio ultimo volo con ENiGMA.”
La mano destra si muove sul lenzuolo, fino al ginocchio.
“Il medico ha detto che forse dovranno amputarmi la gamba... e un cieco con un arto meccanico non va da nessuna parte. Pazienza, almeno ho salvato la Qasbah.”
Uno schiaffo a mano aperta.
“Sei un idiota! Un perfetto idiota!”
Hadan si massaggia la guancia, frastornato.
“Una nave, per quanto danneggiata, si può riparare! Gli esseri umani no! A cosa serve ad ENiGMA un eroe morto?!”
**
“Ecco qui, questa è la scansione della lettera. E questa è la foto del muro.”
“Bene, bene...”
“Perché quell'espressione, Veckert? Siamo ancora lontani dalla soluzione.”
“Parla per te, Werner. Mi manca solo un tassello per completare il puzzle... e sono sicura che ce lo forniranno i piloti. Lascia fare a me.”
“Dove stiamo andando, ora?”
“A parlare di nuovo con Takai.”
**
Aki se l'è presa un po' troppo, secondo me. Cosa avrei dovuto fare? Lasciare che quell'idiota abbattesse la nave? No, non potevo permetterlo. Certo, pensavo che gli scudi del T-7 fossero un po' più resistenti...
Comunque sia, non serve a niente discutere sul fatto che sia stato giusto o sbagliato. Ormai è passato, non si può modificare.
L'unica cosa che mi importa è tornare operativo il prima possibile, anche con una protesi. Devo tornare alla guida di un T-7, il prima possibile!
Devo farlo, voglio farlo!
E lo farò, costi quel che costi!
**
Veckert entra a passo svelto nell'infermeria, Werner e Blame subito dietro. Hadan si massaggia la guancia, l'impronta delle cinque dita ancora fresca. Veckert lo ignora, si dirige verso l'altro convalescente.
“A quanto pare ci rivediamo, Takai.”
“Il piacere è tutto suo, detective. Sa? Mi ha fatto fare una bella figura di merda, l'altro giorno. Non riuscivo a controllarmi per bene, così ho vuotato il sacco e ho raccontato davanti a tutti di essere stato assalito da un mostro. La mia reputazione è rovinata! C'è già chi dice che mi drogo!”
“Potrebbe andarti peggio. Per esempio, potresti passare un bel periodo in galera, lontano dal tuo amato T-7. Secondo te... se portassi questa lettera ai miei superiori, cosa succederebbe?”
“La... lettera?”
Takai si alza sul letto, tenta di afferrarla, Veckert gliela lascia.
“Fa pure, tanto quella è una fotocopia. L'originale è al sicuro in commissariato.”
Una pacca affettuosa sulla spalla.
“Sai come si chiama questo? Occultamento di prove. Se vuoi te lo traduco in modo più esplicito: carcere ed espulsione da ENiGMA. È più chiaro, così?”
Takai accartoccia il documento, lo getta a terra con ferocia.
“Volete rovinarmi? È questo che volete?”
“No, per niente. Anzi, ti propongo un patto. Io dico che sei stato tu a consegnarmi l'originale, tu rispondi alle mie domande. È vantaggioso per entrambi, cosa ne dici?”
“Come se avessi altra scelta.”
Veckert si siede accanto al letto, estrae il telefonino, attiva il registratore vocale.
**
Caro Takai,
quando leggerai queste righe, forse non sarò più tra voi. La situazione è diventata insostenibile, nell'ultima settimana. I miei attacchi di panico si sono moltiplicati, lo vedo ovunque! È orribile, con quel suo manto nero e la maschera, proprio come me l'ha descritto Hyrrian! Pensavo che a terra non avrei avuto questo problema, ma purtroppo mi sbagliavo. Prima lo incotnravo solamente quando ero a bordo del mio T-7, adesso mi tormenta anche di notte, mi assale con le sue filastrocche malate, mi sussurra in silenzio, racconta favole macabre, in cui la protagonista muore. Sempre. E la protagonista sono io! Ho i nervi a pezzi, anche Hyrrian non ce la fa più. Credevo che parlarne con qualcuno sarebbe servito, e invece...
Quello che voglio dirti è che ho perso la voglia di vivere, l'Uomo Nero sta distruggendo la mia esistenza, pezzo dopo pezzo. Più tempo passa tra un volo e l'altro, più la sua presenza diventa ossessiva. Mi sembra di avere a che fare con l'Abominio, la creatura che mi ha scioccato quando avevo cinque anni. Lo so, era solo un film, ma non penso che lo dimenticherò mai. L'Uomo Nero ci assomiglia molto, ma è più subdolo, si nasconde, rimane in attesa dei miei momenti di debolezza, poi attacca!
No, io non ce la faccio più.
Salutami tutti e spiega loro le ragioni del mio gesto. Sicuramente non capiranno, ma non ho altra scelta. Spero che saprete perdonarmi.
Con affetto,
Cristine
**
“Che cos'è questo... Uomo Nero, Takai? Cristine ne sembra tremendamente spaventata.”
“Lo stesso mostro che mi ha assalito nello spazio. Una sorta di entità mutaforma, priva di volto. Io l'ho sempre vista come una specie di drago, una spirale di tenebra che si attorcigliava attorno ai palazzi, osservandomi con i suoi occhi luccicanti. Dopo la morte di Cristine, ha iniziato ad accanirsi su di me, su di me, capito?”
“Il primo a vederlo è stato Hyrrian Strauss?”
“Sì, sì! Lo tormentava da tempo, specie durante le licenze. Più vacanze prendeva per allontanarsene, più ne veniva perseguitato. Io ho deciso di non seguire il suo esempio, ho deciso di continuare come al solito... ma, come vede, non è servito a niente.”
“Uh, uh. Ora, pensi che continuerà a tormentarti fino alla tua morte?”
“Tornerà stanotte... ne sono sicuro. Mi ha dato un po' di tregua, mi ha lasciato dormire... ma tornerà! Non mi farà chiudere occhio!”
“Sei sicuro che sia la stessa creatura? Voglio dire, tra la descrizione che ne ha fatto Cristine e quella di Hyrrian c'è un abisso. La prima lo descrive simile ad Abominio, ma celato nelle tenebre. Ho visto quel film da poco e ti garantisco che Abominio è completamente diverso dall'uomo con la maschera che tanto ossessionava Hyrrian.”
“Sì, è la stessa. Usa le stesse espressioni, le stesse parole. Ed è sempre mascherata. Non posso sbagliarmi!”
“Grazie Takai. Le informazioni che mi hai fornito sono estremamente preziose. Ora, rispondi ad un ultima domanda. Quando lo hai visto in faccia per la prima volta?”
14. Collegamento
“>Perché siamo tornati qui, Veckert? La scena del crimine è stata analizzata nei dettagli.”
“Non in quelli giusti, Blame. Quello che sto cercando non è correlato direttamente al suicidio.”
“>Logicità del tuo ragionamento: 21,2%.”
“Fidati di me, per una volta. Il tuo contatore non considera l'intuito.”
Scaffali pieni di libri, riviste, archivi mobili per film, articoli di giornale conservati con cura, in modo quasi maniacale.
“Ho quasi la certezza che ci sia un collegamento tra la mia preda ed Hyrrian Strauss. Un filo sottile, difficile da scorgere. Se esiste una chiave per svelare il mistero, dev'essere qui.”
“>Continuo a non seguirti.”
“Allora fammi luce. Mi basta questo, per ora.”
Un articolo dopo l'altro, ogni quotidiano passato al setaccio. I più vecchi, soprattutto.
Quelli dell'anno precedente.
Migliaia di pagine, decine di testate da ogni città dell'Irlanda, un paio da St. Patrick.
Solo uno attira l'attenzione. Una copia di The Clover, il titolone in prima pagina non lascia adito a dubbi.
Veckert si lascia sfuggire un sorriso.
“Vedi, Blame? Esattamente quello che cercavo.”
**
Hadan sdraiato sul letto, le mani dietro la testa, le garze rimosse, poche ferite ancora in vista. Lo sguardo perso, diretto al soffitto. La porta si apre. Un passo leggero, ritmato. Lo riconosce, senza bisogno delle Echo.
“Ah, sei tu.”
Aki annuisce, si avvicina senza dire una parola, si mette a sedere. Trattiene il fiato ancora per un paio di secondi, cerca di mantenere la calma. Una lotta inutile. Apre la bocca, un fiume in piena di parole, impossibile da arginare.
“Volevo scusarmi. Ieri sono stata troppo irruenta. È... è l'agitazione. Sono ferma da troppo tempo e non riesco a sfogarmi, spero che mi assegnino qualche missione operativa il più presto possibile. Mi sento male, come se non avessi altra ragione di vita! Io non avevo nessun diritto di giudicarti, forse nella tua situazione avrei agito anch'io in quel modo! Ho esagerato. Mi... mi dispiace.”
“Capito. Anch'io mi sento così. Sai com'è, ho avuto l'illusione di avercela fatta, di essere entrato in questo maledetto corpo d'élite. Peccato che sia già finita.”
Aki gli accarezza la fronte, scruta nelle iridi immobili, inespressive.
“Ho parlato con il medico. Sembra che la tua gamba sia migliorata parecchio. A meno che non intervengano fatti nuovi, non sarà più necessario amputarla.”
Hadan quasi salta sul letto.
“Non stai scherzando, vero?”
“Per niente. In meno di un mese potresti tornare a guidare un Airazor. Ah, e non è l'unica buona notizia. Ti è arrivata una lettera dal consiglio direttivo di ENiGMA.”
Un groppo in gola, le corde vocali bloccate dall'eccitazione.
“Ti hanno preso. La tua condotta eroico-autolesionista li ha impressionati. Da oggi sei a tutti gli effetti un mio collega!”
**
“Signorina Shinyuri... di nuovo qui? Pensavo che la volta scorsa le fosse bastato. Ed è stata fortunata che c'era Ronin. Fosse stato per me, l'avrei rivoltata come un calzino mentre era in quello stato pietoso. Non so se capisce.”
“La ringrazio per la sincerità, Maverick... ma stavolta andrà meglio, ne sono sicura.”
Di nuovo nella saletta, assieme ai piloti. Stavolta c'è anche Aki, ma dubito che mi abbia riconosciuta. Il mio travestimento è quasi perfetto, ingannerebbe persino Kroemer. L'importante è che ora sono qui. Pronta al peggio.
The Thunder è esagitato come al solito. Deinos e Bonehunter sembrano piuttosto tranquilli. Lo stesso non si può dire di Liu e Candela.
Forse speravano che non mi facessi più vedere. Mi dispiace, care, ma ho ancora bisogno di informazioni.
“Il trattamento inizia tra poco. Dobbiamo solo aspettare...”
Ho i filtri nel naso e mi sono spalmata una crema speciale che ottura i pori della pelle per un breve periodo di tempo. In questo modo, sarò al sicuro sia dall'inalazione, sia dall'assorbimento cutaneo.
Ed ecco che la nebbiolina dolciastra fluisce dalle grate, spinta dalle ventole.
Aspetterò che cadano tutti in trance, prima di agire.
E otterrò ciò che voglio.
**
“Non sarà pericoloso? Ieri notte sono stata tentata di chiamare l'ospedale...”
“Geri, ti fidi di me?”
Le accarezzo i capelli biondi, mentre mi perdo nei suoi occhi, le sue belle iridi di due colori diversi.
“Lo so che ti preoccupi, anzi ne sono contenta... ma voglio completare il puzzle. E per farlo devo tornare là. Non esiste alternativa, non esiste un'altra via.”
Geri mi sfiora delicatamente la guancia, un tocco leggero, impalpabile.
“Dimmi la verità, Vicky. Tu non stai cercando di risolvere il caso. Tu stai cercando Baal! È per questo che sei così determinata, vero?”
**
Oh! Hadan Schyte! Povero bambino cieco! Dormi tranquillo, fai bei sogni! Nei sogni vedi ancora i colori, sì? Vedi anche Aki, nei tuoi sogni? Oh, che peccato, che peccato! Tu la ricordi com'era quando aveva sei anni, con quei capelli verdi e la coda! Già, la coda! L'hai vista una sola volta, il primo giorno di scuola... e poi? KABOOM! L'esplosione! E i tuoi occhi? Ciechi, ciechi! Ah, povero Hadan! Povero Hadan! Tu non mi vedi, lo so! Ma puoi sentirmi, puoi ascoltare la mia voce! Oh, povero Hadan! Io non sono cattivo, no... io non ho ucciso nessuno! I tuoi compagni, dici? No, no. Io non sono lo stesso, non sono qui per questo! Ma ci sono! Chi sono? Non lo so, non lo sono! Ah! Dormi bene, piccolo Hadan, dormi e sogna la tua gattina mancata!
Sogna e dormi, ne avrai bisogno!
Tanto bisogno!
**
“Cosa significa quella pistola? Signorina Shinyuri...”
“Detective Veckert Rainer, polizia di St. Patrick. Vedi di collaborare o ti faccio perquisire il locale.”
La ragazza dai capelli rosa si siede sul bancone, incrocia le gambe, fissa la commessa del locale.
“Non pensi anche tu che sia leggermente illegale iniettare nubi di allucinogeni ed oppiacei su richiesta dei clienti?”
La giovane digrigna i denti, le dita attorcigliano i capelli fucsia, fin quasi a strapparli.
“E cosa dovrei fare per... collaborare?”
“Il registro dei dosaggi.”
“Uh?”
“Da qualche parte dovrete pur tenere un registro con le dosi vaporizzate, altrimenti non potreste farvi pagare il servizio. Voglio una copia di quei documenti. Subito.”
“C... come desidera.”
La commessa tira una zip sul completo beige, ne estrae una chiave. Si china, apre un cassetto, rovista per un po', fa scattare il doppio fondo. Un tastierino numerico fa la sua comparsa. Inserisce la chiave, il dispositivo si anima. Preme i tasti in successione, un codice di sei cifre. Un secondo cassetto compare dal nulla, nascosto all'interno della scrivania. La commessa tira fuori un pesante quaderno ad anelli con serratura elettronica, dopo aver disattivato il dispositivo di sicurezza. Estrae la chiave dal tastierino, la inserisce nel lucchetto, apre il volume.
Strappa una pagina, la porge ringhiando alla ragazza seduta in posa plateale.
“A lei.”
“Grazie mille. Ah, quando i belli addormentati di là si svegliano, dì loro che se vogliono indietro i loro portafogli devono presentarsi domani al centro direttivo di ENiGMA alle sedici. Puntuali, mi raccomando!”
15. Incubo
Sono da sola, nel buio, tra i magazzini. È il distretto tre? Forse. Non riesco a capirlo, è tutto così sfumato. Guardo a destra e a sinistra, cerco un punto di riferimento. Ma non lo trovo.
Blame è di fronte a me, immobile. Una miriade di luci si apre sulla sua schiena, rischiarando la notte a giorno... ma non riesco a vedere niente.
Assolutamente niente. Dove mi trovo? Mi tasto la faccia per capire se è il presente. No, porto la maschera. Allora è un ricordo? Forse. Posso togliermela? No, non adesso. Le nanomacchine stanno ancora lavorando, non voglio mostrare al mondo un volto sfigurato. Indosso il solito giaccone nero, largo, con i guanti in similpelle. Ho una pistola? Sì, ce l'ho, nella fondina. Ma cosa posso fare?
Non so qual è la mia meta, non ho idea di dove andare.
Ho paura, certo. Molta, troppa paura. Chi non ne avrebbe, in fondo?
Blame ha la stessa utilità di un soprammobile. È fermo, spento. Solo i fari scrutano nel buio, tranciando le tenebre, sfilacciandole. Striscio rasente al muro, cerco di camminare dov'è illuminato. Ma è difficile.
Cosa sto cercando? Chi sto cercando? A ben vedere, la risposta è semplice. Mi muovo con lentezza esasperante, ogni mattonella che calpesto si accende. Un freddo bianco neonalista. Non ho più bisogno di Blame, ora vedo il percorso. Cammino più veloce, mi lascio il robot alle spalle.
Riconosco le pareti, adesso. È la sede della SPECTRA, dove ho conosciuto Geri. Infatti, eccola lì, seduta alla reception. Mi avvicino, la saluto cordialmente.
“Buongiorno.”
“Oh! Lei è Veckert Rainer, vero?”
La mia maschera è il mio biglietto da visita, ormai.
“Sì.”
“Ne ero certa! Quei bei capelli azzurri sono unici! E quegli occhi verdi, così profondi...”
Ho un sussulto, non riesco quasi a reggermi in piedi dall'emozione. Questa ragazza, questa giovane... ha una luce, una purezza incredibile...
“Ho detto qualcosa che non va?”
“Di solito, le persone mi riconoscono per via della maschera.”
“Di solito, le persone sono stupide, allora. Ad ogni modo, come posso aiutarla?”
“Potresti darmi il tuo numero di telefono, per esempio.”
Geri arrossisce! Oh! È così bella quando arrossisce! Passa la mano inguantata sulla scrivania, lascia un foglietto con noncuranza. Lo afferro, lo leggo avidamente. È il suo numero! Il suo numero! Oh! Sto tremando come una foglia! Lei sa che sono una ragazza? Sì, lo sa! Allora...
“Bello spettacolo! Bello davvero! Non sapevo fosse andata così! No, proprio no! Divertente, sai? Bello il modo in cui l'hai agganciata! Bello davvero! E ora ci convivi? Ah, che spettacolo, che spettacolo!”
La SPECTRA svanisce, mi giro su me stessa... ed eccolo, il bastardo! Mi fissa, mi irride, con quei suoi occhi gialli spettrali. Io lo detesto!
“Sei curiosa, come essere umano! Porti una maschera, proprio come me! È divertente, davvero divertente! Quasi quasi ti preferivo prima che la togliessi!”
La scena cambia, un vortice di sensazioni, voci e scintille. Quando termina, siamo solo io e lui, in una piazza scura, circondata da lampioni. Gli occhi della Notte. È St. Patrick, la riconosco, so dove siamo. So cosa stiamo per dirci.
“Non ce l'avrai ancora con me per la signorina volpe? Io non ho fatto nulla! Sono innocente!”
“Questa è la mia città. Non posso permetterti di fare i tuoi comodi come e quando ti pare. Sei in arresto Baal, con l'accusa di essere Jack lo squartatore. Inoltre, ti becchi pure l'aggravante per disturbo della quiete pubblica.”
“Ah, detective! Ha sempre la maschera con sé, eh? Bella, bella! La porta per il rossetto? Per il bacio di Kari? Ah! Quanto ci tiene, detective, quanto ci tiene!”
“Ancora una parola e premo il grilletto.”
“Premilo, premilo! Forza! Premilo! Voglio vedere le scintille, i frizzi, i lazzi, gli sprazzi! E Kari? Come sta Kari? Se sapesse che l'ha tradita con Geri! Ah, l'amore! Ma Kari era veramente quella giusta! Perché hai tradito la sua fiducia?”
“Chiudi quella bocca! Non cercava... me! Lo sai benissimo!”
“E Nyu? Non hai tradito anche lei? Non era l'unica ragazza che amavi? Ah! La donna è mobile, è mobile! È mo...”
Uno sparo. Un altro sparo. Un terzo. Un quarto. Tutti al volto, uno dopo l'altro, una sinfonia di piombo, un intero caricatore in faccia. Frammenti di porcellana in volo, la maschera si sfalda, Baal si copre il volto con le mani, ferma i rivoli di sangue, protegge gli occhi – no, l'occhio! Perché uno è bello che andato! Sì, sì! Un colpo preciso, letale per tutti. Ma non per lui, no!
“Che bello, Veckert! Che bello! Non ci vedo più! Non ci vedo più! Brava, brava! Bel colpo!”
Capelli castani a ciocche sulla pelle crepata, l'unica iride viola in bella mostra.
Abbasso la pistola, mi tremano le mani. Finalmente lo vedo in volto, finalmente scopre le sue carte.
E, per fortuna, non è lei.
“Fa male, sai? Fa molto male! Molto molto! Mi hai massacrato la faccia, eh, eh! Però sei contenta, vero? Sei contenta che io sia io!”
Il sangue gli riga il viso, lo ricopre quasi completamente, ma non smette di ridere! Continua, continua ancora! Bastardo! Bastardo! Ti odio!
Baal si scioglie, sprofonda nelle tenebre. La piazza ingoia i lampioni, inghiotte l'asfalto, le ringhiere, le panchine, la mia pistola, i miei vestiti.
Tutto buio, sono di nuovo sola. Mi inginocchio, cado a terra. Sento freddo, improvvisamente. Tasto il mio corpo. Sono nuda, completamente nuda. Un freddo tremendo, un gelo abissale si impadronisce del mio corpo.
Solo per poco. Un attimo dopo, ecco la mia divisa scolastica, quella del liceo. La indosso, sento di nuovo il calore del mio corpo. C'è uno specchio, mi guardo, ammiro il mio aspetto. Ho sedici anni, quasi diciassette. E lì c'è Nyu, seduta per terra, un libro aperto in mano. Mi avvicino, accarezzo i suoi lunghi capelli biondi, assaporo il suo profumo, la aiuto a reggere il libro.
“Sai, Vicky? A me la notte piace tantissimo. Mi piacciono le stelle, le vorrei vedere almeno una volta, adoro le luci dei lampioni, quel loro bagliore soffuso, etereo. Sono quasi i suoi occhi, sai? È bella. Quanto vorrei poterle parlare...”
“La notte non ha orecchie, Nyu. Però ci può abbracciare, può essere la nostra testimone silenziosa. L'unica che ci osserva e ci protegge, che protegge il nostro amore nascosto...”
“Non ti facevo così poetica!”
“Ehi! Sei tu che mi hai contagiata!”
“Se dovessi rinascere, diventerei un tutt'uno con la notte, con la mia dolce notte! Così sarei sempre vicino a te!”
Nyu...
“Ah! Ecco svelato l'arcano! Bello, bello!”
Lo spettro si impossessa di lei, ne esce fuori Baal, sfigurato, ciclopico.
“Ancora tu?! Cosa diavolo...”
“Sarai sempre sola, Veckert, eh, eh! Sempre, sempre sola! Povera Vicky! Ah, ah! Ah, ah! Ah, aaaaaaaaaaah!”
Afferra la mia maschera, la indossa, fugge via, via col mio passato, con i miei ricordi.
E Nyu giace senza vita nelle tenebre, tenebre che si richiudono come fauci sul suo corpo.
Mi sveglio di soprassalto, col cuore a mille. Bevo un bicchiere d'acqua, cerco di tranquillizzarmi. Ho paura, ma solo per poco. Baal, Nyu... ho rivissuto tutto in un attimo. Una via di mezzo tra sogno e visione, con la realtà ad osservare muta, in un angolo, come semplice spettatrice.
Ma ora è diverso, non sono sola, non sono più sola.
Non finché Geri sarà al mio fianco.
16. Incastro
“Calmati, Hadan. Stai tranquillo, è stato solo un incubo.”
“Aki, quel mostro mi ha parlato, ti dico! È lo stesso che ha... che ha assalito Takai! Io non so più cosa pensare! Ora però devo alzarmi! Devo tornare al mio T-7! Subito! Devo volare via!”
“Hadan! Sei ancora in pessime condizioni! Non puoi alzarti dal letto!”
“Devo andare! Non fermarmi, Aki! Non fermarmi!”
“Nessuno ti fermerà, Hadan. Se vuoi ucciderti fai pure. Non sarò io ad impedirtelo.”
Veckert compare sulla soglia dell'infermeria, il volto crucciato, inespressivo, un paio di vistose occhiaie.
Aki si alza in piedi, adirata, i canini allungati a delineare il profilo della dentatura.
“Detective Rainer! Come si è permessa di rubarci i documenti alla...”
“...nel posto in cui non sareste dovuti essere? Una semplice precauzione. Ti restituirò tutto fra poco.”
Aki si siede di nuovo, gli artigli snudati aggrappati al tessuto nero, un ringhio trattenuto.
“Sono passata per sincerarmi dello stato di salute di Hadan. Per fortuna è tutto a posto... o almeno, nella norma. Ci vediamo dopo, Aki. Vedi di non mancare.”
**
Non capisco Aki! Non capisco Veckert! Io voglio andare, voglio tornare a volare! Ormai faccio parte di ENiGMA! Posso allontanarmi da terra, dall'ombra che sussurra! Se volo via, quello non mi prende più, no! Mi allontano, sparisco nel cielo e via! Via! Sempre più su! Sempre più su! Come faccio senza il mio T-7? Devo fuggire, in aria, nel vuoto! E non importa se la gamba mi fa male, non importa, proprio per niente! Però così non posso camminare, non posso raggiungere il mio veicolo! Devo andare! Andare! Ah! Come farò? Come? COME?
Okay, okay... ora mi calmo, mi tranquillizzo. Non ho bisogno del mio Airazor, non ho bisogno del mio Airazor... ma, allora, perché mi sento così strano? Perché?
Aki! Aki è andata via? No! Cosa ho combinato?
Mi sento a pezzi, è come se tutto il mio corpo... no, è troppo stupido per essere vero.
Meglio non pensarci... e concentrarsi sul mio problema: trovare le parole per scusarmi con lei.
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Un telegiornale ascoltato di sfuggita, mentre il tuo VORS ti accompagna sulla scena del crimine.
Un frammento di informazione inutilizzabile, una frase spezzata. Un caso, certamente. Ma ora è tutto chiaro, tutto perfettamente chiaro.
La vera dote di un detective è saper collegare anche i dettagli più insignificanti, anche quelli più nascosti. E scartare l'ipotesi più plausibile, quella a cui tieni di più, se questa è in contrasto con gli elementi che hai raccolto.
**
Ciao, Cristine! Oh, Cristine! Vuoi che ti racconti una favola Cristine? Ma di quelle belle, quelle in cui la protagonista muore, Cristine! E la protagonista sei tu, Cristine! Sono cattivo? No, non sono cattivo! Ti sbatto in faccia la realtà, la favola non è vera, è solo un modo per abbellire, capisci? Abbellire! E come sarai bella, dopo la tua morte, il tuo viso di cera truccato per l'evenienza! Ah, Cristine! Cristine! Con Hyrrian è stato meno divertente! Molto meno! Molto, molto meno! Si è impallato sulla Luna, Hyrrian! Che peccato, che peccato! La Luna, i Ricordi! Ah! E ora? Ora? Ora siete tutti e due in una cassa di legno. Mogano, eh? Peccato, peccato! E Takai? Takai è vivo, vivo! Ma che fortuna! Il Drago lo ha risparmiato, eh? Ma per quanto? Per quanto? Eh, eh! Ora tocca ad Hadan, vero? Sì che tocca ad Hadan! Perché no? Perché no? E Veckert? Dove la mettiamo Veckert? Perché non comparire anche a lui, a lei, ad esso, ad essa? Divertente! Divertente!
Dai! Ora voglio vedere, voglio aspettare! Voglio capire, capire anch'io!
**
“Ciao, Vicky! Come va lì? Tutto a posto? Stamattina sei scappata via prima che potessi salutarti... come si deve! Ora sei ad ENiGMA?”
“Sì, Geri, ne avrò fino a stasera. Pranzo qui alla mensa dello stabile, ci vediamo a casa per cena!”
“Così parliamo della lettera che ti è arrivata? Non me l'hai fatta ancora leggere! E chi è questo Lorenz Kristhhoffer?”
“È una sorpresa, poi ti spiego. Non vedo l'ora di tornare a casa da te, amore...”
“Allora mi faccio bella, così ti tiri un po' su di morale! Ciao, ciao!”
Riattacco la chiamata. Aki mi fissa in cagnesco. Continuo a mangiare senza prestarle troppa attenzione, non ho voglia di rovinarmi l'appetito. No, forse è meglio affrontare la questione di petto, altrimenti questa qui non mi lascia stare...
“Non ti ho chiesto di sederti al mio tavolo. Anzi, per me potevamo vederci dopo, insieme a tutti gli altri. Se è per il portafoglio, posso restituirtelo anche adesso, tanto so che sarai presente.”
Aki rimescola la minestra nel piatto, con cucchiaiate veloci, nervose.
“Non è per quello.”
Assaporo la zuppa. Non è male, mi ricorda i preparati proteici che ero costretta ad assimilare quando portavo la maschera.
“Prima, hai detto che Hadan sta bene, o che il suo comportamento è nella norma.”
Il pugno si stringe attorno alla posata, gli artigli si estendono.
“Hadan è fuori di sé! Io non riesco a capire cosa gli sia preso! Vuole solo pilotare quel maledetto Airazor! Non gliene importa più niente di me! Come... come può essere un comportamento nella norma?”
“Non è vero che non gli interessa più niente di te. Sono convinta che tu sia al centro dei suoi pensieri.”
“Come fai a dirlo?”
Scrollo le spalle, un gesto istintivo. Già, come faccio a dirlo? Non lo so nemmeno io. Semplicemente, sento che è così. Chiamatelo intuito, sesto senso, quello che volete. Raschio il fondo del piatto, gusto gli ultimi cucchiai di minestra. La mensa a quest'ora è piuttosto affollata. Muri verdi, pavimento grigio, soffitto dello stesso colore. Circa novanta tavoli rossi, dai quattro agli otto posti. Centinaia di ragazzi e ragazze, uomini e donne, tutti vestiti di nero, con la corazza bianca lucente. Al lato destro, i piloti che conosco. Deinos Dravia, The Thunder, Liu Akemi, Velia Candela e Bonehunter. C'è anche Takai Kenkōdaiichi. L'hanno dimesso, alla fine.
Se la devono essere presa parecchio per il mio innocente scherzetto alla House of the Sun. Pazienza, qual è il problema? Fra poco tempo avranno altro a cui pensare. Tipo, la loro salute.
“Dici che il fantasma colpirà uno di loro? Dopo Hyrrian, Cristine e Takai, intendo...”
“Dipende tutto da chi li ha sentiti parlare.”
“Cosa vuoi dire?”
“Niente, niente. Ora scusami, ma inizio a mangiare il secondo, altrimenti mi toccherà arrestare il colpevole con lo stufato sullo stomaco.”
17. Ribaltamento - Parte I
Van Dedalus fissa stancamente l'orologio d'oro. Le quattro e due minuti. Un ritardo di circa centoventi secondi. Non certo un buon biglietto da visita per un detective in possesso di prove risolutive.
“Sì, come no? Figuriamoci se quella frigidona lesbica è venuta a capo di qualcosa.”
“Quella frigidona lesbica ha un ottimo senso dell'udito, signor Dedalus. Buona giornata, comunque.”
Blame si fa largo all'interno della stanza, il corpo metallico sferraglia, accompagnato da clangori e cigolii vari. Werner Kroemer lo segue a breve distanza, vestito della sua divisa d'ordinanza, blu con corpetto e protezioni nere. Dietro di loro, una ragazza minuta, con i capelli azzurri lunghi, increspati, gli occhi verdi scintillanti, vestita di un paio di jeans neri, stivali dello stesso colore, una t-shirt verde acqua con una rosa bianca impresa, guanti neri a mezze dita.
“Signorina Rainer...”
“Non serve a niente scusarsi o giustificarsi. Generalmente, peso i commenti su chi li fa. Nel suo caso, è scivolato via come acqua. Tragga le dovute conclusioni.”
Un rapido sguardo diretto ai presenti.
Deinos Dravia, con i suoi capelli rossi intrisi di gel fino al bulbo; Ronin Diamante e le sue cicatrici, The Thunder con lo stuzzicadenti in bocca e il giubbotto di pelle; Liu Akemi acconciata da geisha, col suo make-up bianco cera; Velia Candela in silenzio, come sempre; Takai Kenkōdaiichi, piuttosto scosso ma in forma; Aki Simič, stranamente tranquilla; Hadan Schyte Mareek, con tanto di stampella e gamba ingessata. Tutto il dodicesimo stormo ENiGMA a rapporto. Ognuno ha di fronte un terminale per la ricezione di immagini e documenti.
Splendido, questo faciliterà le cose.
“Innanzitutto, siete pregati di riprendere possesso dei vostri effetti personali. Era solo una precauzione, nell'improbabile caso in cui uno di voi fosse il colpevole. Ho utilizzato i vostri portafogli per raccogliere campioni di DNA ed impronte digitali. Se foste stati implicati nelle morti di Hyrrian e Cristine, avremmo avuto materiale sufficiente per incriminarvi. Inoltre, se uno di voi non si fosse presentato oggi per riprenderselo, avrebbe avvalorato i miei sospetti su di lui – o lei. Lasciare un portafoglio strapieno di contante e documenti sensibili nelle mani di un detective equivale ad un sì, sono stato io, mi hanno fregato, devo approfittare del tempo che mi resta per organizzare la fuga. Ovviamente, resta ancora la possibilità che il colpevole non sia fuggito, conscio di potersi difendere. Un'ipotesi suggestiva che mi sono permessa di scartare, dato che so come sono andate le cose.”
Brusio in sala, sguardi puntati a destra e a sinistra, solo Hadan rimane in silenzio, ad ascoltare gli altri.
“Mi sembra una discreta buffonata, detective! La sua affermazione precedente equivale a dire che non esiste un colpevole.”
“Non esattamente, Dedalus. Porta solo ad escludere che il colpevole sia tra i piloti a cui ho requisito i portafogli. Se mi lascia finire, vedrà che le sarà tutto chiaro.”
**
Mio Dio! Se non sono i piloti, l'unico indiziato qui dentro rimango io! Ma cos'è successo a questa stronza mestruata? Le è saltata la biglia? E di cosa dovrei essere accusato? No, no! Non ha senso! Non ha assolutamente senso!
Calmo, Van, calmo!
Questa Rainer è famosa per aver sbagliato poco o nulla nella sua carriera... e per essere tremendamente contorta a livello di ragionamento. Dove vuole arrivare? Non capisco, non riesco a credere che... un momento! E se...
No, come avrebbe fatto a...?
**
“Iniziamo dai fatti. Hyrrian Strauss si toglie la vita. Passano trentasei ore, e Cristine Eschert lo segue. Due giorni dopo, Takai Kenkōdaiichi spara contro la FSS Qasbah e abbatte Hadan Schyte Mareek. Questi sono gli avvenimenti noti. Ora entriamo un po' più nel dettaglio. Partiamo da Cristine Eschert. Sul vostro terminale potete trovare una copia della lettera d'addio che ha spedito a Takai. Vi lascio un paio di minuti per leggerla. L'originale è in nostro possesso, potrò mostrarvelo se qualcuno di voi avrà dei dubbi a proposito.”
Dedalus si alza in piedi, sbatte il pugno sul tavolo.
“Secondo me ve la siete inventata di sana pianta! Chi mai potrebbe credere alla storia dell'Abominio? È un mostro da film, un po' come Godzilla o Freddy Krueger! Questa è solo una montatura per farci saltare i nervi! Esigo di poter vedere l'originale adesso!”
“Be', al momento...”
Dedalus sorride soddisfatto, certo di aver colto nel segno. Non ho bisogno di sentirlo parlare per rendermene conto, è sicuro al cento per cento di avermi messo nel sacco.
Povero illuso.
“D'accordo, se proprio insiste...”
Scrollo le spalle, faccio segno a Blame di portarmi la cartellina. Ne estraggo una busta di plastica, con all'interno un pezzo di carta. Molti pezzi di carta. Strisce sottili, ricompattate con il nastro adesivo.
“Ma dove...?”
“Signor Dedalus, quando mi riferivo all'originale, intendevo quello che ha nascosto e cercato di distruggere nel suo studio, non quello a casa di Kenkōdaiichi. Siete stati così gentili da farlo sparire, ma una rapida perquisizione lo ha riportato alla luce, stamattina. Se ha chiesto di produrre l'originale, era solo perché era certo che io non potessi averlo. L'espressione contrariata con cui ha risposto alla presentazione del documento è la firma sulla sua confessione. Devo essere sincera, però: ho ingannato Takai. Per ottenere alcune informazioni ho finto di esserne in possesso... prima di averla trovata. Ad ogni modo, se cercavate un colpevole, eccolo davanti a voi.”
Veckert allunga il braccio, il dito indice puntato verso il direttore di ENiGMA. Il sangue si ferma, non scorre più nelle vene, il gelo si impossessa del suo corpo. Non un movimento, muscoli rigidi, bloccati dal panico.
“Van Dedalus. La dichiaro in arresto per occultamento e tentata distruzione di documenti sensibili. Ha diritto a non parlare, ad un avvocato ed una telefonata.”
18. Ribaltamento - Parte II
“Quindi questo vuol dire...”
“Che non è implicato nella morte dei piloti. Dedalus dovrà rispondere solamente di capi di accusa minori. In pratica, si è introdotto nell'alloggio di Takai grazie al suo pass universale, ha fatto sparire la lettera d'addio di Cristine e cancellato le parole che lo stesso Takai aveva tracciato sul muro con inchiostro sensibile a luce viola. Sulle motivazioni del gesto, torneremo in seguito.”
Blame si porta dietro la sedia di Dedalus, lo tiene fermo in modo che non scappi.
“Tornando al delitto vero e proprio... devo ammettere di aver preso una cantonata. Per molto tempo ho seguito la pista sbagliata. Un'analisi attenta dei fatti mi ha riportata sui binari corretti. Iniziamo da Hyrrian Strauss. Hyrrian si sentiva tormentato da un'ombra mascherata, legata alla Notte, ai ricordi e alla Luna. Un accostamento strano, a cui – in effetti – corrisponde una persona. Hyrrian si è suicidato perché questa... presenza continuava a tormentarlo. Anche e soprattutto quando era alla guida del suo T-7. Stessa cosa per Cristine, solo che per lei l'ombra ha assunto una forma diversa, un narratore di favole macabre. Takai, invece, afferma di aver visto una specie di drago filiforme che indossava una maschera identica a questa.”
Mostro una foto del mio vecchio volto sui terminali, il rivestimento di metallo adunco che mi ha ricostruito la faccia.
Takai annuisce con determinazione, un brivido freddo lungo la schiena. Riesco a percepire la tensione nel suo corpo.
“Analizziamo ora un altro fatto. Credo lo sia già venuto a sapere tramite i suoi canali non ufficiali, ma i suoi piloti si drogano, Dedalus. Una miscela di oppiacei e allucinogeni ad assorbimento aereo-cutaneo. Alla House of the Sun lo chiamano trattamento speciale. Ho qui i tabulati delle presenze e delle dosi.”
Hadan rimane scioccato per un attimo, si irrigidisce come uno stoccafisso.
“A... anche Aki?”
“Anche lei. Ma non giudicarla male. Non giudicarli male. Ho ancora molto da dire.”
Passo la scansione della pagina sui terminali. I piloti sono tutti rossi di vergogna, Deinos quasi più dei suoi capelli. L'unico che sembra fregarsene è The Thunder, ma non è importante, da lui potevo aspettarmelo. Dedalus sbraita come un cane rabbioso, alza il pugno in segno di minaccia.
“Maledetti cani! Io vi pago uno stipendio da favola e voi ve lo sputtanate in droga? Magari poco prima di andare in missione! Forse è per questo che Takai...”
“Si calmi, Dedalus. Non tragga conclusioni affrettate. Dia solo un'occhiata alle dosi nebulizzate, in relazione alla data. Durante la mia prima indagine, ho rischiato l'infarto. Questa quantità sarebbe stata sufficiente per una cinquantina di persone. Non le dirò come mi sono sentita, non avrebbe senso. Ad ogni modo, sui suoi dipendenti non ha quasi sortito alcun effetto.”
Premo un pulsante sul touchscreen. Un secondo documento affianca il primo.
“Queste, invece, sono le ore di volo distribuite per giorno. È una gentile concessione dei tecnici della torre di controllo.”
Aggiungo ancora una pagina, giusto per confondere le idee.
“Infine, questo è il rapporto completo delle licenze e dei periodi di ferie.”
Mi alzo, inizio a camminare nervosamente attorno al tavolo.
“Separatamente, questi fogli non significano niente, ma se incrociate i dati...”
Un sorriso di trionfo si apre sul mio volto.
“Be', se incrociate i dati – o avete un VORS che lo fa per voi, potete notare che sia Strauss, sia Eschert si sono suicidati dopo un lungo periodo in cui non hanno né pilotato un Airazor, né inalato droghe. Inoltre, da questa analisi risulta che Takai – al contrario – non ha volato per circa una settimana ma è stato un assiduo frequentatore della House of the Sun, inalando dosi sempre più massicce.”
“Cosa significa tutto questo?”
“Non è stato facile capirlo. Ci sono arrivata solo quando Takai ha affermato di aver visto la mia maschera sulla faccia della creatura, una creatura che era rimasta senza volto fin quando non gli ho mostrato la foto. Tutti gli incidenti, tutto quello che è successo finora... non è da attribuirsi ad una creatura sovrannaturale, né tantomeno a Baal, il mio bersaglio. È solo colpa di una brutale crisi di astinenza...”
Mi fermo un attimo, peso ogni parola nel tentativo di darvi un senso. Ormai, il dado è tratto.
“... ma non dovuta alla droga.”
19. Ribaltamento - Parte III
“Una crisi... non dovuta alla droga. Lo so, può sembrare assurdo, ma ho le mie buone ragioni per affermarlo. Ricominciamo da capo. Hyrrian Strauss ha subito due traumi, nella sua vita. A cinque anni, si è perso in un negozio di articoli teatrali ed è rimasto circondato da maschere bianche, quelle utilizzate per il dramma L'impero dei Dannati. Ceree, prive di lineamenti, completamente lisce, corredate di un ampio cappuccio nero. È bastato fare qualche domanda ad Aki per venirne a conoscenza, sembra che Hyrrian ne parlasse spesso con voi.
Il secondo invece si è verificato l'anno scorso, quando ha assistito alla comparsa della Notte che Cammina, un fenomeno sovrannaturale manifestatosi nei dintorni di St. Patrick. Nella fattispecie, suo fratello è rimasto traumatizzato dalla visione di questo... essere e ha perso la memoria per lo shock risultante.
Non so se ad oggi si sia ripreso, ma i fatti sono questi. The Clover ha dedicato la prima pagina all'evento, potete verificare direttamente sul vostro terminale. Per quanto riguarda il coinvolgimento della Luna, è solamente un elaborazione della mente di Hyrrian. Di recente, è uscito nelle sale il film Mooncide, in cui la Luna è il magazzino dei ricordi. Difficile che non abbia visto il trailer almeno una volta, forse ha pure assistito alla proiezione, ma non è importante ora. Quello che è certo è che il suo subconscio ha elaborato gli elementi, li ha mescolati e riproposti nella forma della Maschera, l'essere che continuava a tormentarlo anche quando era sveglio e alla guida.
Per Cristine, il discorso è simile. L'Abominio si è fuso con la descrizione fornita da Hyrrian, creando così il sussurratore di favole nere... e portandomi a credere che si trattasse della stessa creatura.
Takai, invece, ha unito le paure dei suoi colleghi al suo spiccato timore verso i draghi. La foto che gli ho mostrato ha fatto il resto, andandosi a sommare alle figure già presenti per creare una nuova aberrazione.”
Bevo un sorso d'acqua, le spiegazioni lunghe mi seccano la gola.
“Il primo campanello d'allarme è suonato quando mi sono accorta che le tre descrizioni non potevano riferirsi alla stessa persona – il mio colpevole. A questo punto, non ho potuto fare altro che scartare l'ipotesi ed iniziare a lavorare su altro. Mentre ero impegnata nelle mie ricerche, ho chiesto a Kroemer di procurarsi i progetti dell'Airazor T-7, in particolare del suo dispositivo di guida, il sense-fusion. Una macchina così avanzata da collegare il pilota alla macchina, in modo quasi perfetto, stimolando diverse aree della corteccia cerebrale. Dopo essere venuta a conoscenza di questi particolari, ho formulato un'ipotesi folle, assurda e totalmente sconclusionata... ma alla luce di questa idea, tutto il resto assumeva perfettamente senso.
La verità è questa: l'utilizzo prolungato del sense-fusion genera dipendenza. Chi vola con un Airazor non può quasi più farne a meno. Ne ho avuto la conferma quando ho assistito al litigio tra Hadan ed Aki: Hadan era sceso dal T-7 – dopo aver volato due volte in due giorni – da poco più di quarantotto ore... e tentava in ogni modo di tornare alla nave, pur con la gamba in uno stato pietoso. Era l'ultimo tassello che mancava per completare il puzzle.
In pratica... Hyrrian, accumulando molte ore di volo, si è assuefatto al suo veicolo e ha iniziato ad essere vittima di crisi frequenti durante i suoi periodi di licenza. Le crisi consistono in allucinazioni molto realistiche, legate a ciò che temiamo di più, informazioni nascoste nelle zone più recondite della nostra mente. Chi potrebbe resistere a lungo? Non certo Hyrrian.
Alla fine, si è suicidato.
Si può dire lo stesso per Cristine. Loro due non hanno frequentato quasi mai la House of the Sun... ed è stato un peccato. La droga nebulizzata ha una funzione sostitutiva all'influsso del sense-fusion, va a stimolare le stesse aree del cervello. In pratica, se i piloti qui presenti non si sono ancora suicidati, è merito della continua interazione Airazor-allucinogeni.”
Un silenzio di tomba in sala, nessuno fiata, nessuno respira. Solo Takai sembra contrariato.
“Ehi! Un momento! Allora perché io ho visto il mostro?”
“Stavo per arrivarci, Takai. Durante l'ultimo trattamento – quello precedente alla mia indagine sotto copertura – hai inalato una dose massiccia, molto superiore all'effetto di un volo sull'Airazor. A differenza dei tuoi compagni, che avevano volato a lungo negli ultimi giorni, tu non avevi più... alternato le due fonti di eccitazione del tuo cervello. Quando sei tornato a contatto con la nave, il modesto contributo stimolante – modesto rispetto alle inalazioni – non è stato sufficiente a risparmiarti una crisi di astinenza.”
Deinos sprofonda sulla sedia, crucciato.
“Non ha senso... non ha dannatamente senso! Lei mi sta dicendo che noi ci droghiamo... perché siamo già drogati? È... è follia! Se fosse vero, non ci avrebbero mai fatto pilotare quei cosi! Li avranno pur testati prima di lasciarli a noi, no?”
“Lei cosa ne dice, signor Dedalus? Ah, no! È vero, che stupida! Se aveste perso tempo a controllarli per bene, le Kreen Industries vi avrebbero fregato l'appalto! Airazor di seconda generazione guidati da androidi bioibridati di serie K-numerata! Come avreste potuto competere con loro... se non battendoli sul tempo? In fondo, basta una bustarella per saltare i collaudi... o, meglio, per effettuarli direttamente sul campo. Avevate una decina di cavie, no? Tutto il dodicesimo stormo ENiGMA.”
Dedalus tenta di alzarsi dalla sedia, Blame lo inchioda al suo posto.
“Prima che me lo chieda, Kroemer ha già effettuato tutte le verifiche necessarie. Abbiamo le prove per incriminare i suoi superiori, Dedalus. Lei è un uomo fortunato, invece: nonostante abbia fatto di tutto per rivolgere la mia attenzione verso Baal, il suo nome non compare nel filone di inchiesta. Sarà processato solo per i capi di imputazione di cui l'ho già resa partecipe. Devo ammettere che è riuscito a depistarmi, mostrandomi solamente l'ultimo messaggio di Strauss ed omettendo qualunque dettaglio legato alla morte di Cristine. Se avessi avuto un accesso completo alla documentazione, avrei scartato l'ipotesi sovrannaturale molto prima. Ad ogni modo, se spiegherà per quale motivo ha fatto nascondere quei documenti da un suo leccapiedi, forse le mitigheranno la pena. Ma, se fossi in lei, non ci conterei troppo.”
Mi fermo platealmente di fronte alla porta, in silenzio. Se potessi vedermi allo specchio, probabilmente ammirerei la mia espressione soddisfatta.
“Questo è tutto gente. Ci sono domande?”
20. Giustizia
Sono passati sei giorni da quando Dedalus è stato arrestato. Lui se la caverà con poco, dopotutto.
I suoi capi, invece, vedranno il Sole a scacchi per parecchi anni.
I piloti ENiGMA sono stati affidati ad una clinica specializzata per essere disintossicati. Hadan, per fortuna, non ne ha bisogno.
Aki purtroppo sì.
So che ultimamente passano molto tempo insieme, durante gli orari di visita. Mi auguro che riescano a superare le difficoltà. Ad ogni modo, la House of the Sun è stata chiusa, la droga requisita e chi ci lavorava sotto processo, a vario titolo.
Gli Airazor T-7 sono stati ritirati e sostituiti con i vecchi T-6, per il momento. Le industrie von Kreen hanno stipulato un accordo vantaggioso con ENiGMA per la fornitura di ginoidi classe K-004. Non le ho mai viste, ma dicono che siano piuttosto belle. Victor von Kreen è famoso per progettare solo femmine. Non riesco a capire se sia un vecchio porco oppure abbia deciso per qualche ragione specifica...
Qualunque sia il motivo, ENiGMA presto non avrà più piloti umani. Non so come la prenderanno i reduci, ma purtroppo non si può fare altrimenti.
Io mi sono ripresa completamente dallo sbando post-droga e ho ricevuto un sostanzioso bonus sulla busta paga, col quale potrò pagarmi una vacanza in Benelance.
Tutto è bene quello che finisce bene? Non proprio. Manca ancora un dettaglio, ma lo risolverò presto.
Dimentico qualcosa? Ah, sì!
La lettera!
Be', non vi siete chiesti perché voglio andare proprio in Benelance?
**
Cara ex-spaventapasseri,
ho saputo che ti sei accasata con una pollastrella mica male nel distretto cinque di St. Patrick... e che hai di nuovo una faccia. Quando ho saputo che in realtà eri una ragazza, ci sono rimasto un po' male. Non mi sono fatto fregare solo da un mio collega, ma da una donna! Che smacco, ragazzi! Poi però ti fermi, ragioni un attimo e pensi che questa donna ha più palle di tutti gli sbirri che conosco messi insieme. Ti chiederai perché ti ho scritto una lettera, certo, come ti sarai chiesta chi è questo Lorenz Kristhhoffer. Non è colpa mia, se è il mio nome! Se ci scrivo il modo in cui mi chiami, mica me la rimandano indietro se l'indirizzo è sbagliato! Mi dirai, forse potevo telefonarti, però era più bello così.
Hai presente quando due persone stanno bene insieme e decidono di metterlo su carta? Sì, sto parlando di un matrimonio. La mia mano si è bloccata nello scriverlo, ma ormai è tutto deciso. A gennaio mi sposo... e tu sai con chi. Sì, proprio lei! Non ci siamo lasciati dopo la vicenda dell'anno scorso, anzi! L'ho portata con me in Benelance, così da farla sistemare... e ora è tutto a posto, sul serio! Quegli spiacevoli momenti sono solo un ricordo, un brutto fantasma del passato... ma ora basta, devo cercare di centrare il punto, non sono bravo con le parole, preferisco l'azione e lo sai bene!
Quello che sto cercando di scrivere è che mi serve un testimone. Volevo chiederlo al collega che stimo di più in assoluto, all'unico sbirro che rispetto... solo che non ha risposto!
No, adesso sto scherzando, lo giuro!
Veckert, sarei onorato se tu fossi la mia testimone di nozze. Mi sposerò ad Aubépine a gennaio – giorno da definire. Ho invitato poche persone, sarà una cerimonia semplice semplice, come piace a me. Per la cronaca, la testimone della mia futura dolce metà è Rika Hyuhi, non so se ti ricordi questo nome, eh?
Ovviamente, l'invito è esteso anche alla tua bella pollastrella – me la farai conoscere, non è così?
Aspetto una risposta – in tempi brevi – ma so già che dirai di sì.
Davanti ad una sfida non ti tiri mai indietro!
Con affetto,
Lorenz Kristhhoffer
EiN
P. S. Prova a chiamarmi col mio vero nome e ti faccio secca. Sul serio, eh? Non permetto neanche a Michelle di usarlo!
**
“Allora, come ti senti?”
“Non benissimo, ma è tutto a posto. Le crisi durano sempre meno.”
Hadan si muove a fatica, la stampella sotto il braccio, le cuffie Echo attive. Vestito di nero, giacca di pelle, pantaloni scuri. I capelli bianchi svettano sulla pelle mulatta. Aki è seduta sul muretto del giardino, vestaglia bianca da paziente in cura, i capelli verdi sciolti, lo sguardo vitreo.
Il ragazzo si siede accanto a lei.
“Sai? Volevo scusarmi. Sono stato uno stupido. Un vero stupido.”
“Era la crisi a parlare per te. Non devi giustificarti.”
Hadan sorride, scuote la testa.
“Uh? No, no! Quello che voglio dire è che sono stato uno stupido a voler guidare a tutti i costi un T-7 pur essendo cieco. Non riuscivo ad accorgermi dei miei limiti, tutto qui. Ora è diverso.”
“Cosa ti ha fatto cambiare idea?”
“Ho studiato il rapporto sull'incidente. Se avessi potuto vedere Takai, intendo dire vederlo con i miei occhi, avrei sicuramente evitato di essere abbattuto. La verità è che non sono adatto a questo lavoro, lo avrei dovuto capire subito. Era solo testardaggine... e desiderio di mostrare agli altri quello che valgo. Alla fine, ho rischiato di perdere me stesso... e te.”
Aki rivolge gli occhi a terra.
“Tra noi due c'è solo una forte empatia, dico bene?”
Un cenno divertito del capo, le spalle scrollate con noncuranza.
“Chi lo sa? È presto per dirlo! Ora, cosa ne dici se ti accompagno a fare due passi?”
“Ehi! Il cieco sei tu! Sono io che dovrei porti questa domanda!”
“Uh. Hai ragione.”
Hadan spegne le Echo, le ripone nella tasca della giacca.
“Ecco, così siamo a posto. Ora puoi chiedermelo, forza!”
Aki sorride, prende fiato, la vita fluisce di nuovo nelle iridi.
“Hadan, cosa ne dici se ti accompagno a fare due passi?”
21. Epilogo?
“Sapevo che ti avrei trovata qui.”
L'uomo zoppica fino alla cima della collina, arranca passo dopo passo, senza fermarsi. Un saio di tela nera, strappato e sporco, una stola bianca, un solo occhio ancora aperto, una maschera sul volto.
La mia maschera.
“Già. la collina più alta di St. Patrick, l'unico luogo da cui si può ammirare il tramonto prima che chiudano lo SHIELD per la notte. La tua amica Notte.”
“Sei qui per arrestarmi, Veckert Rainer? O vuoi solo risposte?”
Tentenno per un istante, prima di aprire bocca, prima di esprimere i miei dubbi, i miei pensieri.
“Per tutto questo tempo, ti ho inseguito per riprendermi ciò che è mio, per recuperare il mio passato. E tu mi sei sempre sfuggito. Tre volte negli ultimi due anni. Essere contattata da te in persona è stato piuttosto scioccante. Sei venuto per restituirmi il mio viso... o per costituirti?”
“Nessuna delle due.”
Mi siedo sull'erba appena tagliata, con lo sguardo rivolto al Sole. Baal fa altrettanto, si siede accanto a me.
“Per quanto io sia colpevole, tu non hai prove. Non le avrai mai. Non ha senso costituirmi, devo prima guidare la Notte. Deve tornare se stessa, è il compito assegnatomi. E il tuo viso non è quello che indosso. Questo è solo un simulacro con cui ho sostituito la mia bella maschera, quella che hai distrutto. No, volevo solo chiederti una cosa, Veckert. Volevo sanare una mia curiosità.”
Sarei tentata di spaccargli la faccia di nuovo, ma so che se vuole è in grado di scomparire in un attimo. Per cui, mi limito a sospirare in silenzio, aspettando che continui la frase troncata a metà.
Non devo attendere molto, per fortuna.
“Perché mi hai inseguito così a lungo? La maschera è solo un pretesto, non è – non era il vero motivo. Hai perso quasi interesse, dopo avermi visto in volto. Cosa significa, Veckert? Un segreto nell'ombra?”
“Chiedilo alla Notte, Baal. Io non voglio risponderti.”
“Capisco. Anzi, no. Ora scusami, ma devo andare. Il mio momento di lucidità sta per terminare, da un momento all'altro tornerò ad essere schiavo della Notte. Quando la mia anima sarà libera da questo supplizio, inizierò la ricerca di ciò che conta davvero per me.”
“E sarebbe?”
“Capire finalmente chi sono.”
Baal scompare in un turbine di tenebra, lasciando dietro di sé più domande che risposte. Potrei inseguirlo, certo, arrestarlo forse.
Ma non ha importanza, ora.
Finalmente ho capito perché lo stavo cercando, c'è voluta una droga per farmi raggiungere la consapevolezza. Una lacrima scende lungo il mio viso, mi riga la guancia, senza che io possa o voglia fermarla.
“Sai, Vicky? A me la notte piace tantissimo. Mi piacciono le stelle, le vorrei vedere almeno una volta, adoro le luci dei lampioni, quel loro bagliore soffuso, etereo. Sono quasi i suoi occhi, sai? È bella. Quanto vorrei poterle parlare...”
“La notte non ha orecchie, Nyu. Però ci può abbracciare, può essere la nostra testimone silenziosa. L'unica che ci osserva e ci protegge, che protegge il nostro amore nascosto...”
“Non ti facevo così poetica!”
“Ehi! Sei tu che mi hai contagiata!”
“Se dovessi rinascere, diventerei un tutt'uno con la notte, con la mia dolce notte! Così sarei sempre vicino a te!”
Riposa... riposa in pace, mia dolce Nyu...
Ora so che non eri tu.